Condannato per omicidio stradale l’uomo che investì e uccise Antonio Ventimiglia

Torre del Greco, Filippo Marchisiello dovrà scontare sei anni e sei mesi

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Filippo Marchisiello

Condanna a sei anni e sei mesi per Filippo Marchisiello, il motociclista trentanovenne che lo scorso 2 gennaio ha investito e ucciso in via Salvator Noto, a Torre del Greco il commerciante in pensione Antonio Ventimiglia. L’uomo che ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato, è stato riconosciuto colpevole di omicidio stradale e guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Per i giudici, l’imputato – che dopo l’incidente si era allontanato per sottrarsi alla folla inferocita – non ha commesso il reato di omissione di soccorso. Marchisiello dovrà pagare le spese del processo e l’avvocato della parte civile: circa sette mila euro.

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Antonio Ventimiglia

Il processo fissato per il 10 novembre, si è svolto al tribunale di Torre Annunziata alla presenza di Filippo Marchisiello che è stato prelevato da casa – dove sta scontando gli arresti domiciliari da gennaio scorso – e accompagnato in aula dagli agenti della polizia municipale di Torre del Greco che hanno svolto le indagini.

All’udienza, oltre agli avvocati, ha partecipato anche la figlia di Antonio Ventimiglia, Novella, che si è costituita parte civile. La donna che all’epoca dell’incidente era assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Torre del Greco, avvisata dal fratello Enrico, arrivò in via Salvator Noto, pochi minuti dopo lo schianto. Nonostante lo choc, Novella ed Enrico riuscirono ad assistere e a dare conforto al papà che per le gravissime lesioni riportate nell’impatto si spense, poche ore più tardi, nell’ambulanza che lo stava trasportando all’ospedale Cardarelli.

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“Nessuna condanna riporterà nostro padre in vita: la ferita rimarrà aperta per sempre”, commentano Novella ed Enrico Ventimiglia. “Ci interessa però che questa persona non faccia altro male e che la pena gli serva da lezione. L’assassino di papà ha avuto un comportamento da irresponsabile e noi speriamo che gli anni di detenzione lo aiutino a ravvedersi”.

Soddisfatti gli avvocati della famiglia Ventimiglia, Gaetano Frulio e Maria Colantonio: “Con questa sentenza”, commenta Frulio, “possiamo dire che Antonio Ventimiglia non è morto per una fatalità ma è stato ucciso dal comportamento delittuoso avuto dall’imputato. Sono soddisfatto della pena esemplare che è stata comminata all’autore del delitto: è stata fatta giustizia in maniera concreta”. 

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Quel maledetto 2 gennaio, intorno a mezzogiorno, Filippo Marchisiello, con problemi di tossicodipendenza, si era messo alla guida di una moto di grossa cilindrata – una HondaTansalp che non avrebbe potuto guidare perché sprovvisto di patente specifica e di assicurazione. Sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, senza casco, con un minore a bordo e a velocità sostenuta, l’imputato aveva azzardato un’impennata in via Salvator Noto finendo così per travolgere e uccidere Antonio Ventimiglia che stava attraversando la strada. Una scena immortalata dalle telecamere della zona e ancora impressa negli occhi delle tante persone che erano presenti. Filippo Marchisiello, hanno stabilito i giudici, fu costretto a scappare per sottrarsi alla furia della folla inferocita. Rintracciato poco dopo dalla polizia municipale, prima di essere arrestato, venne accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale Maresca per essere sottoposto ai test tossicologici e alla perizia psichiatrica.

Mariella Romano

Giornalista freelance, ho imparato il mestiere di cronista consumando le suola delle scarpe. Non canto storie, scrivo ciò che vedo e racconto l’umanità che incontro. Non sopporto i numeri. Non so fare equazioni e conti e, in un mondo di variabili, alla ragione preferisco il cuore. Mi piace, assai, la terra in cui vivo.

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