L'alga tossica fa paura: i possibili effetti sulla salute dell'uomo. Intervista a Carlo Di Cristo, ricercatore di zoologia dell'università del Sannio.
Dubbi, paure, incertezze. L’alga tossica che l’ultimo weekend di luglio ha portato scompiglio sul lungomare di Torre del Greco, sta generando una vera psicosi tra i bagnanti ma anche tra le persone che soprattutto la sera scelgono la Litoranea per una passeggiata all’aria aperta. Carlo Di Cristo, ricercatore di Zoologia presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Università degli Studi del Sannio, fa chiarezza sui possibili effetti dell’Ostreopsis ovata.
“Le fioriture di microalghe bentoniche dannose sono ormai abbastanza costanti e causano preoccupazione per la salute e l’economia, soprattutto in aree turistiche come il Mar Mediterraneo”, spiega il professore. “In Italia, negli ultimi vent’anni, sono state interessate da questo fenomeno le coste tirreniche, dalla Liguria alla Toscana, dal Lazio alla Campania e quelle adriatiche: Friuli, Abruzzo e Puglia. A Genova nell’estate del 2005, fece notizia a causa della contemporanea intossicazione di circa duecento persone”.
Professore, esattamente l’Ostreopsis ovata rinvenuta lungo le coste torresi, come può essersi generata?
“Potrebbe essere stata introdotta per caso nel Mar Mediterraneo attraverso acque di zavorra delle navi”.
Dove vive questa microalga?
“In acque poco profonde, ancorata alle macroalghe che popolano comunemente le scogliere; non si trova infatti su sabbia e su fondali che degradano rapidamente. Sebbene microscopica ed invisibile ad occhio nudo, durante la fioritura diventa evidente perché le cellule, riproducendosi, si accumulano sul fondo a formare ammassi filamentosi di colore marrone-ruggine”.
C’è un tempo in cui si sviluppano?
“Abbondantemente durante i mesi estivi, in presenza di fattori ambientali che ne facilitano la proliferazione: alte temperature, alta pressione atmosferica, condizioni di irraggiamento favorevoli, mare calmo per periodi relativamente lunghi, scarso riciclo delle acque, impatto antropico, trofizzazione delle acque”.
Perché si ritene che siano tossiche?
“Sono state oggetto nell’ultimo decennio di un crescente interesse scientifico a causa della loro probabile implicazione in eventi tossici che hanno causato morie di organismi marini quali ricci, patelle, oloturie e mitili”.
Quali possono essere gli effetti sulla salute umana?
“Affezioni alle prime vie aeree, irritazioni congiuntivali, febbre, dolori muscolari e articolari”.
Come avviene l’eventuale contagio?
“Per inalazione o per contatto diretto. Si manifestano sindromi simil-influenzali, febbrili-respiratorie, associate o meno a dermatiti o congiuntiviti. Nei casi che si sono verificati, gli effetti riportati non sono mai stati gravi e hanno mostrato di essere reversibili per lo più entro poche ore. Questi fenomeni sono ancora più evidenti soprattutto dopo le mareggiate perché queste favoriscono la formazione di aerosol marino, che può diffondere la tossina nell’aria. Nel caso di certificata fioritura di Ostreopsis, è consigliabile evitare lo stazionamento lungo le coste rocciose durante le mareggiate”.
L’effetto dannoso causato dalle tossine prodotte da questa microalga si limitano all’impatto diretto sull’uomo?
“Purtroppo no. Molti animali marini che condividono lo stesso ecosistema bentonico sono soggetti a fenomeni di intossicazione, risultando quindi lesivo della stabilità ecologica del sistema bentonico marino (danno ecologico) e secondariamente dannoso per la salute umana laddove si faccia consumo di eventuali invertebrati eduli intossicati”.
Ci sono stati casi di intossicazione nel Mediterraneo?
“Non sono stati riportati casi di intossicazioni di natura alimentare da consumo di pesce contaminato da questa microalga. Invece, i molluschi come cozze, vongole e arselle, filtrando grandi quantità di acqua marina, possono accumulare tossine algali, comprese quelle prodotte da Ostreopsis ovata. E’ consigliabile quindi acquistare sempre molluschi di provenienza controllata e rispettare i divieti di raccolta e consumo degli stessi dai banchi naturali. Regole che valgono anche per i ricci di mare che brucano alghe sulle quali Ostreopsis ovata può formare fioriture”.
Che cosa si può fare per fermare il proliferare della cosiddetta alga tossica?
“Sicuramente contro le condizioni ambientali si può poco. Se ci sono condizioni stagnanti di alcuni tratti costieri questi non possono essere modificati. Tuttavia, un notevole impatto sulla fioritura algale è dato dalla eutrofizzazione delle acque. Ci vorrebbe un’azione di controllo delle autorità agli sversamenti illeciti o controlli delle reti fognarie, congiunta ad un maggior senso civico delle persone nel limitare l’uso personale e industriale di prodotti contenenti nitrati, ad esempio, che possono favorire le fioriture una volta arrivati in mare. Quindi abbassare l’impatto antropico e il fenomeno di eutrofizzazione sono i sistemi sui quali fare leva in questi casi”.