L’addestramento è violento e non educa il cane.
Gira sul web – e a me è stato inviato nientemeno che da Pavia – un video dove un tale per strada (a Napoli?) afferra due cani per le zampe e li rivolta sul dorso violentemente davanti a un’auto della quale si vede la targa. Il che mi consola, ho segnalato come garante dei diritti degli animali di Napoli la targa e il maltrattamento alle forze dell’ordine e mi auguro se ne venga a capo.
Ma che cosa fa quell’uomo mentre i cagnetti strillano come dannati per il dolore della botta sulla schiena (e solo io, che mi sono rotta due vertebre l’anno scorso cadendo di schiena, posso capirli…)? Tutti hanno compreso che si tratta di maltrattamento. Ma non sanno che quella mossa che chiamano schienare il cane (con un italiano discutibile, ma inequivocabile) la diffonde uno degli “eroi” della televisione, seguitissimo e amato da molti, un messicano che si chiama Caesar Millan e che di mestiere fa l’addestratore di cani. Questo personaggio, che ha invaso anche il web con video deleteri che molti cercano di imitare improvvisandosi santoni della cinofili, promette immediate “guarigioni” dall’aggressività dei cani che lui sottopone anche a un’altra sevizie, che con un eufemismo chiama “tocco”. Il tocco altro non è che un calcio nelle palle, e chi ne è stato vittima nei giochi un po’ arditi dei bambini, sa di che cosa stiamo parlando.
Due sono le considerazioni, in breve: diffusasi la moda del pit o di altri cani potenzialmente aggressivi, presi da due categorie di persone: quelli che si fanno incantare dalla faccetta bambinesca del pitbull di pochi mesi (e poi lo buttano via quando si accorgono che da angelo può diventare diavolo da grande) e quelli che, siccome si accorgono di non poter far fronte a un mondo sempre più violento, si creano l’avatar del cane potente. Disgraziati i primi, poveretti i secondi. Entrambi dannosi per cani che in mani giuste potrebbero diventare eccezionali. Di sicuro non nelle mani di Millan.
Una volta ho promosso una raccolta di firme contro chi usa questi metodi. Dovete sapere che non è tanto il dolore, che fa la differenza nell’educazione. Rifiuto termini come “ubbidire” e “addestrare”, ma anche “padrone” è una brutta parola, per quello che evoca. La differenza nell’educazione è far scegliere al cane. Il dolore, la brutalità, la “sottomissione”, tutti termini orrendi, non aiutano il cane a capire che rapporto deve avere con la sua guida umana. Il suo correlato, sarebbe il termine giusto. Anche se guida va bene, perché non riporta a un altro termine che ha fatto la fortuna di Millan e di quelli come lui: il “capobranco”. Lo stupido in tv mangiava una salsiccia e costringeva il cane a guardarlo per poi procedere a “toccarlo” (come ho spiegato sopra) se elemosinava il cibo. Come se il cane riconoscesse un “capo” (il branco nei cani non esiste, ma solo tra i lupi, i cani vivono in gruppi e si affidano non al più potente e violento, ma al più esperto).
Tutto sbagliato, dunque. Sono non contraria a questi metodi, di più. Insegnano anche ai bambini che i rapporti sono di forza, tra persone e animali e tra persone e persone. Depongono male per il futuro. Provocano dolore. E sono soprattutto INUTILI. Perché un gesto una tantum non è EDUCAZIONE. L’educazione è quella che si spalma sul lungo periodo, provocando un vero CAMBIAMENTO. Nelle persone e anche negli animali che devono conviverci. Un cambiamento vero non si ottiene né con la violenza né con l’intervento ad hoc. Ma con un percorso condiviso e una relazione che si deve COSTRUIRE. E non si fa in un giorno. Chi vi vende queste cose come ottenibili in un giorno solo, vi truffa, vi ruba i soldi. Perciò, evitate la parola ADDESTRAMENTO come la peste. Molte volte, come nel caso dello “schienare” di cui sopra, è reato di maltrattamento. E basta.
1 Comment
Buongiorno, complimenti, ottimo articolo che spero faccia riflettere un po’ di persone sul loro rapporto col cane. Spero scriverà in futuro anche di altri maltrattamenti, che vengono passati per “educazione” e che purtroppo minano spesso il rapporto con il cane.