Adalgisa Gamba

Adalgisa Gamba, scontro tra periti: per lo psichiatra di parte civile non è pazza

La donna è accusata di avere ucciso il figlio di due anni e mezzo. Il cellulare rivela che aveva cercato informazioni su cosa scatta nella mente di una madre killer

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Adalgisa Gamba

“Nel momento in cui Adalgisa Gamba ha ucciso il suo bambino, soffocandolo, era capace di intendere e di volere”.

La voce ferma e senza incertezze dello psichiatra di parte civile, Raffaele Sperandeo, sembra rimbombare nell’aula 114 della Corte d’Assise di Napoli, dove si sta celebrando il processo contro la donna che, la sera del 2 gennaio 2022, su una spiaggia di via Calastro a Torre del Greco, ha ucciso il piccolo Francesco di due anni e mezzo perché spaventata dall’idea che il figlio potesse essere affetto da una forma di autismo. Una dichiarazione giurata, quella di Sperandeo, che ribalta la tesi del perito del tribunale, Alfonso Tramontano, che durante le scorse udienze ha sostenuto l’esatto contrario.

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A dare forza alla relazione del dottore Sperandeo, si aggiunge ciò che è emerso dall’analisi del cellulare. Il perito informatico ha, infatti, accertato che l’imputata, da diversi mesi e fino a qualche ora prima del delitto ha continuato a fare ricerche su Google e a informarsi sulle “reazioni di genitori che hanno figli con diagnosi di spettro autistico”. Alle 8,11 del 29 ottobre, ad esempio, ha cliccato su “Non sopporto mio figlio autistico” e in altre circostanze si è collegata per interrogare il motore di ricerca su “Buttare un figlio in mare”.

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Il luogo del delitto

Inquietanti le pagine che Adalgisa Gamba ha aperto la notte prima dell’omicidio. Intorno alle 3,10 del 2 gennaio – non è chiaro se inserendo sulla barra di ricerca la parola “infanticidio”- ha letto un articolo su “Che cosa scatta nella mente di una madre killer”. Otto minuti più tardi, si è imbattuta nelle “Madri che uccidono i figli, da Cogne ad Andrea Loris”. Alle 3,24 si è informata sui “Sintomi da ingestione di sostanze tossiche”. E dopo aver dato un’occhiata a un file dal titolo “Bambino ucciso perché piangeva”, ha chiesto a Google “Uccidersi come Medea”, informandosi sulle modalità del suicidio: coltello, pistola o altro.

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“La signora Gamba”, ribadisce in aula lo psichiatra Sperandeo, “al momento del fatto era presente a se stessa. Durante l’incontro avuto con lei, nel penitenziario, non ho riscontrato elementi che facessero pensare al contrario. È probabile che il figlio fosse davvero affetto da spettro autistico, ma il disagio provato dalla madre non è indicatore di una malattia psichiatrica”.

Di parere contrario gli avvocati che difendono Adalgisa Gamba. Mentre l’accusa punta a dimostrare la premeditazione, per la difesa, al momento del delitto, la donna era incapace di intendere e di volere. 

La prossima udienza è stata fissata per il 16 novembre.

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Mariella Romano

Giornalista freelance, ho imparato il mestiere di cronista consumando le suola delle scarpe. Non canto storie, scrivo ciò che vedo e racconto l’umanità che incontro. Non sopporto i numeri. Non so fare equazioni e conti e, in un mondo di variabili, alla ragione preferisco il cuore. Mi piace, assai, la terra in cui vivo.

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