Foto di Gennaro Mennella

Adalgisa, parla il marito: “Si è liberata di un figlio indesiderato. Mi aspetto l’ergastolo”

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Foto di Gennaro Mennella

“Si è liberata di un figlio indesiderato che non avrebbe voluto far nascere. Non lo voleva e basta. Non l’ha ucciso quando ha saputo di essere incinta e lo ha fatto dopo. Adesso mi aspetto l’ergastolo”.

Al termine dell’udienza che vede Adalgisa Gamba imputata per l’omicidio del figlio di due anni, il marito di Adalgisa pronuncia il suo atto di accusa tutto d’un fiato e con la rabbia nel cuore. La moglie, giacca blu e jeans leggermente più chiari, ha appena lasciato l’aula 114 per tornare al carcere femminile di Pozzuoli dove è detenuta dalla mattina del 3 gennaio 2022. Lo psichiatra di parte civile, Raffaele Sperandeo, ha da poco finito di ribadire ai giudici della Corte d’Assise di Napoli che la donna, al momento dell’omicidio era capace di intendere e di volere. Una diagnosi condivisa in pieno dal marito di Adalgisa, che fin dal giorno dell’omicidio ha preso le distanze dal gesto della moglie, fornendo agli inquirenti, oltre alla piena collaborazione, tutte le informazioni necessarie a definire le dinamiche che hanno portato la donna uccidere il figlio.

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Adalgisa Gamba

“L’imputata non voleva liberare il bambino dalla sofferenza ma voleva alleggerire se stessa da un peso”, dice il marito di Adalgisa che non la definisce moglie né la chiama per nome.

Dal giorno dell’omicidio i due coniugi non si sono più incontrati da soli, né tantomeno guardati in faccia durante le udienze. Anche oggi, mercoledì 18 ottobre, Adalgisa Gamba, presente come sempre al processo, ha seguito in silenzio gli interventi dei periti appoggiandosi di schiena alle panche che accolgono i detenuti nella cella dell’aula, con lo sguardo rivolto verso i giudici.

“Sono qui per chiedere giustizia per mio figlio”, dice il marito. “Non aspetto altro che giustizia. E spero che arrivi presto per chiudere per sempre questa pagina drammatica della mia vita. Il dolore che provo è il mio ergastolo. Mi aspetto che la stessa pena venga inflitta anche all’imputata perché questo delitto non può avere alcuna giustificazione”.  

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Mariella Romano

Giornalista freelance, ho imparato il mestiere di cronista consumando le suola delle scarpe. Non canto storie, scrivo ciò che vedo e racconto l’umanità che incontro. Non sopporto i numeri. Non so fare equazioni e conti e, in un mondo di variabili, alla ragione preferisco il cuore. Mi piace, assai, la terra in cui vivo.

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