Arrestata per omicidio volontario la mamma del bimbo annegato a Torre del Greco

La donna avrebbe ucciso il figlio perché credeva che fosse affetto da un ritardo mentale

bimbo-morto-mare-torre-del-greco-mariella-romano-cronacaÈ stata arrestata con l’accusa di omicidio volontario la donna che la sera di domenica 2 gennaio in località la Scala a Torre del Greco, ha ucciso il figlio di due anni.   I genitori del piccolo, che avrebbe una sorellina di sette anni, sono stati ascoltati per tutta la notte e per l’intera mattinata dagli inquirenti: nel primo pomeriggio la Procura di Torre Annunziata ha emesso un provvedimento di fermo per la donna, ritenuta responsabile dell’omicidio del figlio, F. A.

Secondo la ricostruzione dei carabinieri, A. G. di 40 anni residente a Torre del Greco, nei pressi di Corso Vittorio Emanuele, intorno alle 22 di domenica è stata trovata in acqua, a pochi metri dalla scogliera del lido Il Gabbiano, dal marito che la cercava fin dal pomeriggio. L’uomo era in allarme per il comportamento inusuale della moglie che si sarebbe allontanata da casa intorno alle 17, portandosi dietro il figlioletto e per questo, verso le 21, aveva chiesto aiuto alle forze dell’ordine. Nella speranza di ritrovare entrambi alle giostrine, pochi minuti prima delle 22, si sarebbe recato in via Calastro, una zona che si trova a ridosso del porto e di ristoranti rinomati e guardandosi intorno avrebbe scoperto la verità. Secondo gli investigatori la donna avrebbe ucciso il figlio perché credeva che fosse affetto da un ritardo mentale: un sospetto che non ha mai trovato riscontri medici.

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bimbo-morto-mare-torre-del-greco-mariella-romano-cronacaSecondo alcune testimonianze, il padre del bambino si sarebbe tuffato in mare per cercare di salvare la moglie e il figlio che però era già morto. Un tentativo di salvataggio al quale hanno partecipato anche due ragazzi di 17 e 18 anni, Pasquale Apparenza e Daniele Bossa: entrambi, senza pensarci un minuto di più, nonostante le temperature rigide, si sono tuffati per aiutare la donna e il bambino per il quale, però, non c’è stato più niente da fare. 

“Abbiamo udito le grida di aiuto provenire dalla zona e quando ci siamo avvicinati abbiamo notato una donna sull’estremità della scogliera e un uomo in mare, forse il padre del piccolo. Visto che era in difficoltà, abbiamo deciso di entrare in acqua dalla parte dove sapevamo si faceva piede fino a raggiungere la zona dove si trovava il bimbo. Ma già nel portarlo a riva abbiamo capito che la situazione era disperata”.

I ragazzi avrebbero poi dato una mano alla donna: “Quando siamo tornati verso la scogliera, la signora era in evidente stato di choc e farfugliava qualcosa, dicendo di essere stata rapinata da una persona straniera. Arrivati a riva, c’era chi stava provando a rianimare il piccolo attraverso un massaggio cardiaco, una pratica risultata purtroppo inutile”.

Nella mattinata di oggi, 3 gennaio, i carabinieri sommozzatori hanno scandagliato anche i fondali alla ricerca di prove e riscontri. Per A. G., invece, si sono spalancate le porte del carcere femminile di Pozzuoli.

Mariella Romano

Giornalista freelance, ho imparato il mestiere di cronista consumando le suola delle scarpe. Non canto storie, scrivo ciò che vedo e racconto l’umanità che incontro. Non sopporto i numeri. Non so fare equazioni e conti e, in un mondo di variabili, alla ragione preferisco il cuore. Mi piace, assai, la terra in cui vivo.

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1 Comment

  • Non trovo parole per un gesto cosi forte.Sperando che non lo abbia posto con ragionamenti prima dell’evento stesso. Così avrebbe delle attenuanti ,della sua non normalità,anche se lei senza una base medica asseriva che il bambino di due anni non fosse normale.Ma poi parla di un rapimento subito.Dico solo che Dio ti possa perdonare cara mamma. Una preghiera per quell’anima benedetta.❤️
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