Il video racconto della balena spiaggiata a Sorrento e trasferita a Napoli
Quando i pescatori, lo scorso 14 gennaio, hanno avvistato per la prima volta la balenottera nelle acque del mare di Sorrento, hanno pensato alla storia di sant’Antonino secondo la quale il patrono della cittadina costiera avrebbe salvato un bambino ingoiato proprio da una balena. E oggi c’è chi intravede una magica coincidenza nell’approdo, sulla stessa spiaggia, dell’enorme cetaceo ormai morto. Un segno che potrebbe convincere le autorità ad assecondare la proposta di Rosalba Giugni, presidente dell’associazione no profit Marevivo, che vorrebbe esporre lo scheletro in un museo a Sorrento. Un’ipotesi tutt’altro che infondata.
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Nel frattempo, per sottoporre a necroscopia la carcassa lunga 23,5 metri e pesante oltre 70 tonnellate, è stato necessario trasportarla da Sorrento al porto di Napoli. Un’operazione che ha richiesto un vero spiegamento di forze: nella notte tra martedì 19 e mercoledì 20 gennaio decine di esperti e personale della Guardia Costiera, del gruppo sommozzatori e ormeggiatori di Napoli, hanno lavorato al trasferimento della balenottera che dopo essere stata ormeggiata al molo San Vincenzo è stata trainata via mare ai bacini Megaride per poi essere prelevata con una gru e trasportata nei laboratori dell’istituto zooprofilattico. Una corsa contro il tempo: la naturale decomposizione del cetaceo può provocare l’esplosione della carcassa. Un fenomeno che può avvenire in qualsiasi momento a causa dei gas che si formano all’interno dell’animale.
Intanto a Napoli, per accertare le cause della morte della balena, è arrivato Sandro Mazzariol dell’università di Padova.