Vico San Vito sotto assedio: quattro roghi tossici in quindici giorni

Torre del Greco, fototrappole inattive e gli abitanti del quartiere respirano veleni

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Foto di repertorio

Quattro roghi tossici in quindici giorni. Sta diventando un inferno vivere in vico primo San Vito a Torre del Greco, dove mani scellerate continuano indisturbate a incendiare i rifiuti che si accumulano a pochi metri dall’arco di villa D’Ercole. Uno scempio ambientale al quale l’amministrazione comunale non riesce a mettere fine: una sconfitta per la politica che non offre soluzioni; uno schiaffo per le istituzioni che sembrano essersi arrese agli sciacalli di turno. La zona – come tante altre strade di Torre del Greco che sono state trasformate in cloaca – non ha mai smesso di essere usata come discarica a cielo aperto: non sono bastati, infatti, i controlli sporadici e qualche contravvenzione a scoraggiare i rigattieri abusivi che depositano ogni tipo di spazzatura lungo la strada che peraltro è anche poco illuminata: dal materasso alle suppellettili, ai rifiuti tossici e all’amianto.

rifiuti-vico-san-vito-torre-del-greco-mariella-romano-cronaca-e-dintorniUna situazione più volte denunciata dai residenti che ad ogni rogo respirano veleni. Inutile barricarsi in casa. O almeno, non basta. Così le conseguenze sulla salute di donne, uomini, anziani, malati oncologici e bambini, sono pesantissime. Ma, fino ad oggi, ogni tipo di iniziativa è caduta nel vuoto: fino a quando ci sono state le fototrappole qualche risultato si è visto. Ma è durato poco: il sistema di videosorveglianza, infatti, è inattivo per problemi tecnici e l’assessore all’Igiene Urbana che è anche responsabile della Polizia Municipale, per intervenire aspetta l’arrivo delle telecamere che la giunta Palomba ha deciso di comprare per blindare Torre del Greco. Nel frattempo i delinquenti continuano ad avvelenare il territorio. 

 

Mariella Romano

Giornalista freelance, ho imparato il mestiere di cronista consumando le suola delle scarpe. Non canto storie, scrivo ciò che vedo e racconto l’umanità che incontro. Non sopporto i numeri. Non so fare equazioni e conti e, in un mondo di variabili, alla ragione preferisco il cuore. Mi piace, assai, la terra in cui vivo.

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