Giovanni Guarino con la mamma

Indifferenti e muti come piccoli boss: i presunti assassini di Giovanni non rispondono agli inquirenti

Torre del Greco, entrambi sono stati trasferiti al Centro di giustizia minorile dei Colli Aminei

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Giovanni Guarino con la mamma Marianna Colantuono

Impassibili. Indifferenti e muti come piccoli boss. I due quindicenni di Torre Annunziata accusati dell’omicidio di Giovanni Guarino, non hanno battuto ciglio quando hanno saputo che il fruttivendolo di diciannove anni, ferito durante una rissa, era morto all’ospedale Maresca per una pugnalata al cuore. I ragazzini portati in commissariato il 10 aprile, due ore dopo l’omicidio, sono rimasti in silenzio, immobili di fronte al fiume di domande che gli inquirenti avrebbero voluto fare nella speranza di ricostruire la dinamica esatta dell’aggressione che si è consumata la sera della domenica delle palme, nel luna park di via Nazionale, a Torre del Greco, a pochi passi dal Santuario della Madonna del Buonconsiglio, pochi minuti prima delle 23. Come se non conoscessero le emozioni, gli adolescenti, con i loro genitori al fianco, hanno continuato a fissare il vuoto, a guardare il soffitto, a girarsi dall’altra parte. Proprio come hanno fatto le mamme e i papà, tutti figli di una società violenta, impastata di camorra e prevaricazione, di galera, di coltelli e regolamenti di conti: le famiglie dei bambini-killer sarebbero imparentate con il clan Cavaliere di Torre Annunziata e l’unico linguaggio concepito sarebbe proprio quello della giustizia fai-da-te.

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Impassibili sono rimasti anche quando è stato organizzato il trasferimento al Centro di giustizia minorile dei Colli Aminei: come se fossero i protagonisti di un copione già visto, di un destino ormai segnato, i due ragazzi vestiti da boss, senza versare una lacrima, sarebbero entrati nella volante della polizia rimanendo in silenzio. 

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Il luogo dell’omicidio

Una sola volta avrebbero parlato senza mai versare una lacrima. Ed è stato quando gli inquirenti li hanno acciuffati. Due ore dopo la rissa, portandoli in commissariato, ai poliziotti avrebbero detto di aver subìto un tentativo di rapina: nessuno gli ha creduto. Ma quando hanno tirato fuori questa scusa, ancora non sapevano che Giovanni Guarino era morto dopo aver ricevuto sette pugnalate, di cui una al cuore. Da quel momento, non hanno più parlato. Anche davanti al Procuratore che li interrogava, consigliati dal legale di fiducia, hanno preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. E non si sa se lo faranno nell’interrogatorio di garanzia che dovrebbe tenersi nelle prossime ore.

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Dunque, al momento, resta ancora incerta la dinamica dell’omicidio. Più concreto, invece, il movente: l’ipotesi più accreditata resta quella di uno sguardo non gradito. A quanto pare, i quindicenni, da perfetti bulletti, avrebbero accusato Giovanni Guarino e l’amico rimasto ferito, Nunzio Abbruzzese, di guardarli con troppa insistenza. Dopo le parole sono arrivati gli insulti. Poi gli adolescenti hanno tirato fuori i coltelli e hanno iniziato a colpire i due amici diciannovenni. Non si sa esattamente chi abbia sferrato il colpo mortale, ma è possibile che per accertare la verità gli inquirenti decidano di avvalersi delle immagini registrate dalle telecamere comunali e private che sono installate nei dintorni del luna park.

Mariella Romano

Giornalista freelance, ho imparato il mestiere di cronista consumando le suola delle scarpe. Non canto storie, scrivo ciò che vedo e racconto l’umanità che incontro. Non sopporto i numeri. Non so fare equazioni e conti e, in un mondo di variabili, alla ragione preferisco il cuore. Mi piace, assai, la terra in cui vivo.

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1 Comment

  • Non parlano? Saprei io come farli parlare ma siamo nel paese delle banane e quindi chi è morto oramai non si può difendere, i suoi genitori soffriranno tutta una vita e sei ominicchi avranno una seconda possibilità perché sono ragazzini….fosse per me marcirebbero in galera fino a 90 anni a pane e acqua e lavori forzati!!

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