Adalgisa Gamba

Per il giudice, Adalgisa Gamba è scaltra e lucida: “Non ha mai accettato il figlio, per lei era un mostro”

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Adalgisa Gamba

Fragile ma “scaltra, lucida”. È questa la sintesi dell’identikit che il gip Fernanda Iannone, fa di Adalgisa Gamba, la mamma accusata di avere annegato il suo bambino di due anni nel mare di via Calastro a Torre del Greco la sera del 2 gennaio scorso. Un profilo duro che potrebbe trovare attenuanti in un contesto familiare difficile. Adalgisa ha raccontato al giudice il “dolore per le patologie psichiatriche della madre che hanno completamente condizionato la sua esistenza”, ma ha anche negato di “soffrire il male di vivere” e ha ribadito di non avere mai sospettato di essere lei stessa affetta da patologie psichiatriche.

“Ha più volte messo in evidenza il proprio attaccamento alla famiglia”, scrive il giudice sottolineando come, per Adalgisa, la mamma e la figlia di sette anni (definite dall’indagata le sue bambine), siano “l’unica ragione di vita”. Nel lungo interrogatorio reso al Gip, infatti, Adalgisa Gamba, si è più volte rimproverata di non aver pensato “alle bambine nel momento in cui, a suo dire obnubilata, compiva il gesto inconsulto che provocava il decesso del piccolo Francesco”. 

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La donna ha poi descritto “un quadro familiare piatto, privo di ragioni di felicità e di momenti di gioia se non la soddisfazione per i successi scolastici della sua primogenita, ragione di orgoglio e gratifica dei suoi numerosi sacrifici di madre – casalinga”. E ha parlato del marito. Scrive il giudice: “Disoccupato da vari anni e praticamente dedito a meri approvvigionamenti della dispensa nonché ai suoi impegni quotidiani non meglio specificati, ma di fatto assente dalla vita dei figli, in particolar modo del piccolo Francesco, ma anche dall’educazione della primogenita, di cui ella si assumeva tutte le incombenze, dagli accompagnamenti a scuola al seguirla nei compiti. Ha rappresentato l’assoluta carenza di complicità, confidenza e intimità del marito, che da anni dorme in una stanza diversa assieme alla figlia”.

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Ma il gip, nella sua ordinanza, non concede sconti ad Adalgisa: “In realtà è emerso dal complesso delle dichiarazioni della donna un timore rivolto più alla eventuale contaminazione della serenità” della figlia primogenita “per i probabili problemi di Francesco piuttosto che la preoccupazione per la salute del piccolo stesso. La donna” aggiunge il giudice, “ha anche con chiarezza ammesso di non aver mai accettato il piccolo, fonte di dolore sin da prima della sua nascita, essendo egli stato fautore di una gravidanza difficile, di un parto dolorosissimo, del definitivo allontanamento del marito, nonché protagonista di un quotidiano ingestibile nel quale si muoveva tra capricci continui, urla, moti incessanti, disturbi alla vita della famiglia”, soprattutto della sorella maggiore. La bimba, ha spiegato Adalgisa, in una occasione aveva dato del mostro a Francesco e così “ho cominciato anche io a vederlo in questo modo. Due settimane fa gli avevo anche tolto il ciuccio e questo è stato l’inizio di quella che io considero una crisi, ovvero movimenti con la bocca e con la lingua che Google mi ha confermato potessero essere riconducibili all’autismo”.

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Dallo scambio di messaggi whatsApp tra Adalgisa e il marito, il gip ha dedotto che “la Gamba non nutriva alcun affetto nei confronti del piccolo (Francesco, ndr), al punto da definirlo in termini dispregiativi e comparativi con la sorellina. Diceva che il bambino fosse brutto e si doleva dei continui pianti, addirittura auspicando la morte del piccolo”. Addirittura, scrive il giudice nell’ordinanza, “Adalgisa sarebbe arrivata a pronunciare queste parole terribili: “O vogliamo farlo schiattare e magari si toglie il vizio”.

Il giudice sottolinea anche che, nel corso dell’udienza di convalida del fermo, Adalgisa ha “manifestato una scaltrezza e lucidità non ordinarie” avendo “la prontezza di spirito di fornire al marito e ai ragazzi che l’hanno soccorsa una ricostruzione fantasiosa e dettagliata”. Particolari che metterebbero in risalto “una personalità proclive alla menzogna e irrispettosa delle regole”. Da qui la decisione di confermare per la donna la custodia cautelare in carcere, accogliendo anche la richiesta di perizia psichiatrica del difensore Tommaso Ciro Civitella.

Mariella Romano

Giornalista freelance, ho imparato il mestiere di cronista consumando le suola delle scarpe. Non canto storie, scrivo ciò che vedo e racconto l’umanità che incontro. Non sopporto i numeri. Non so fare equazioni e conti e, in un mondo di variabili, alla ragione preferisco il cuore. Mi piace, assai, la terra in cui vivo.

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