L’azienda non rinnova il contratto e “dimentica” di avvisare i netturbini: licenziati mentre prendono servizio. Malore per un operaio.

Torre del Greco

Si sono presentati al lavoro nel cuore della notte, pensando di prendere servizio come facevano da diversi anni. Ma non hanno dovuto aspettare le luci dell’alba di oggi, 16 ottobre, per conoscere la verità. Ad attendere i tre operai della Buttol sul cancello dell’azienda, c’era il guardiano: sarebbe stato lui a comunicare la decisione dell’impresa che si occupa della raccolta rifiuti a Torre del Greco, che il contratto a tempo determinato, scaduto proprio oggi, non sarebbe stato rinnovato. Una notizia arrivata a sorpresa che ha lasciato di stucco i tre uomini, tutti sposati con figli, che si sono trovati da un momento all’altro senza lavoro. Un vero colpo per gli operai e le loro famiglie che speravano in un rinnovo del contratto, soprattutto alla luce del nuovo appalto milionario che da meno di un mese il Comune ha affidato alla Buttol e che prevede, per l’avvio del servizio porta a porta, l’assunzione di altri quarantadue dipendenti.

Invece, ciò che sembrava ovvio è stato smentito dai fatti: i tre operai sono stati costretti a rientrare a casa senza prendere servizio. Da qui la decisione di presentarsi prima a Palazzo La Salle dove ha sede l’ufficio dell’assessore all’Igiene Urbana, Raffaele Arvonio, e poi a Palazzo Baronale per cercare di incontrare il sindaco Giovanni Palomba e i consiglieri comunali. Un tentativo di dialogo che non ha dato i frutti sperati perché gli amministratori non hanno possibilità di entrare nel merito delle scelte aziendali. Motivazioni che hanno scatenato la rabbia degli operai. Quando sono arrivate le forze dell’ordine, intervenute solo per motivi di sicurezza, un trentasettenne, provato dall’improvviso licenziamento ha avuto un malore: soccorso dagli specialisti del 118 ha rifiutato di andare in ospedale per ulteriori controlli.

Mariella Romano

Giornalista freelance, ho imparato il mestiere di cronista consumando le suola delle scarpe. Non canto storie, scrivo ciò che vedo e racconto l’umanità che incontro. Non sopporto i numeri. Non so fare equazioni e conti e, in un mondo di variabili, alla ragione preferisco il cuore. Mi piace, assai, la terra in cui vivo.

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