Il racconto di Giovanni Sarnataro, sopravvissuto all'esondazione del Pollino: "Ci ha investiti un'onda di acqua e fango. Imma è morta, io sono un miracolato".

GiovanniNon riesce a parlare tutto d’un fiato. Prende tempo. Si sofferma sulle parole e risponde a fatica. Ma, nonostante il mondo gli sia crollato addosso in un istante e nonostante gli ultimi tre giorni siano stati i peggiori della sua vita, Giovanni Sarnataro, scampato per miracolo alla furia del Raganello, in Calabria, non si sottrae alle domande: l’esondazione del torrente si è portata via la giovane moglie, Imma Marrazzo mentre lui e i figli Angela e Mario, trasportati in codice giallo in ospedale, se la sono cavata con ferite ed escoriazioni su tutto il corpo.

Avvocato, che cosa è successo sul Pollino, lunedì 20 agosto?

“Una tragedia..”, sospira Giovanni Sarnataro. “Una escursione finita malissimo”.

Se la sente di raccontare quei momenti?

“Avevamo iniziato da poco la nostra escursione. All’improvviso siamo stati investiti da un’onda di acqua, fango e detriti di ogni genere. L’onda ci ha scaraventati sul letto del torrente e poi ci ha sbalzati sulle pareti laterali del Raganello. Respirare era impossibile”.

Tutto all’improvviso?

“Sì, all’improvviso”.

Non c’erano state avvisaglie? Niente faceva presagire un epilogo così tragico?

“Non per noi che eravamo inesperti”.

Con voi c’era una guida?

“Certo. Ci avevano detto che era un ragazzo esperto, che era stato anche a Rigopiano, ma di questo non ho certezze”.

Voi eravate tutti vicini?

“Eravamo un metro l’uno dall’altro”.

Quindi lei, sua moglie Imma e i bambini, non vi siete persi di vista?

“Mai. Assolutamente non ci siamo allontanati”.

Si è detto che sua moglie Imma e gli amici di Qualiano, Carmen Tammaro e Antonio Santopaolo, si sarebbero addentrati nelle gole mentre lei con i bambini sareste rimasti indietro e per questo vi siete salvati. È vero?

“No. Eravamo tutti insieme, nessuno si è addentrato. Seguivamo passo passo la guida. Noi superstiti siamo salvi per miracolo”.

Dopo essere stati travolti dall’onda che cosa è successo?

“Sono stato salvato da un vigile del fuoco che si chiama Antonio. Una persona meravigliosa che non smetterò mai di ringraziare”.

Che cosa ricorda?

“La prima cosa che mi ha detto mentre cercava di portarmi in salvo, è stata che la mia vita valeva più della sua. Un grande! E quando gli ho chiesto degli altri mi ha detto una grossa bugia, ma importantissima in quel momento per me. Mi ha detto che erano tutti vivi e che all’appello mancavo io e un altro uomo che stavano soccorrendo sull’altra sponda e che io, dalla mia postazione, vedevo. È stato molto incoraggiante”.

Solo più tardi ha scoperto la verità?

“Sì. Ma quella bugia era necessaria per farmi reagire. Anche per questo dico, anzi urlo: Antonio grazie! In questa circostanza ho capito quanto meravigliosi siano i soccorritori che noncuranti del pericolo mettono a repentaglio la loro vita per salvare quella degli altri”.

Secondo lei, questa tragedia poteva essere evitata?

“La morte di tante persone è stata determinata dall’incuria del letto del torrente e dalla disorganizzazione: nessuno sapeva cosa stesse accadendo a monte della nostra escursione”.

Angela e Mario, i suoi bambini, come stanno?

“Bene, grazie. Angela è stata dimessa mercoledì. Mario lascerà l’ospedale giovedì”.

La salma di Imma è già arrivata a Torre del Greco. Resterà all’obitorio del cimitero fino al giorno dei funerali che saranno celebrati nella Basilica Pontificia di Santa Croce dal parroco don Giosuè Lombardo, il sacerdote che ha benedetto anche vostro matrimonio. È stata fissata la data?

“Tra venerdì e sabato. Siamo in attesa di autorizzazioni varie. Mi consenta, però, di fare un ringraziamento al sindaco Giovanni Palomba e al direttore dei servizi cimiteriali che mi hanno dato massima disponibilità per i funerali: un gesto graditissimo. Il sindaco, nonostante non lo conoscessi personalmente, si è sinceramente interessato a noi. Mi ha chiamato e l’altro giorno ha parlato anche con mio cognato per sincerarsi delle condizioni di salute mie e dei miei figli. Grazie, signor sindaco”.

Mariella Romano

Giornalista freelance, ho imparato il mestiere di cronista consumando le suola delle scarpe. Non canto storie, scrivo ciò che vedo e racconto l’umanità che incontro. Non sopporto i numeri. Non so fare equazioni e conti e, in un mondo di variabili, alla ragione preferisco il cuore. Mi piace, assai, la terra in cui vivo.

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