All’ospedale di Boscotrecase c’è l’angiografo ma da quattro anni nessuno lo usa. Pazienti trasferiti a Nola per una coronarografia.

Il difficile viaggio in ambulanza raccontato da un paziente di Torre del Greco.

angiografo-emodinamica-ospedale-sant'anna-boscotrecase-mariella-romano-torre-del-grecobÈ costato circa un milione e trecentomila euro ed è stato comprato nel 2015 dall’Asl Napoli3 per far decollare l’Emodinamica all’ospedale Sant’Anna di Boscotrecase. Ma, da allora, l’angiografo non è mai entrato in funzione. Collaudato e regolarmente manutenuto con interventi tecnici programmati ogni tre mesi, è fermo e addirittura ancora parzialmente imballato. Nascosto, come si nascondono le vergogne, è stato “parcheggiato” in una stanza, attrezzata di tutto punto, del reparto di Cardiologia. A quanto pare, per mancanza di personale, sta invecchiando sotto gli occhi di dirigenti e responsabili dell’Asl Napoli3. E più tempo passa, più rischia di diventare un impianto inutile e obsoleto per inattività forzata.

Un paradosso che fa a pugni con la velocità di intervento e con le necessità di chi opera ogni giorno per tentare di salvare la vita a uomini e donne. Con l’angiografo  in quiescenza, infatti, i pazienti ricoverati al Sant’Anna per fare una coronarografia, devono essere caricati su un’ambulanza e trasportati all’ospedale di Nola dove un angiografo-gemello che è stato acquistato in contemporanea con quello di Boscotrecase, è stato attivato sei mesi dopo la consegna e funziona a ritmo pieno e costante.

Uno sperpero di denaro pubblico e di risorse umane che, fino ad oggi, nessuno ha voluto vedere: per accompagnare un solo paziente a Nola, serve la disponibilità di un’ambulanza, di un autista, di un medico e di un infermiere che restano lontano dal reparto per mezza giornata. Un trasferimento che “impone” soprattutto disagi e sofferenze all’ammalato di turno. Una vera odissea che ha vissuto anche un imprenditore di Torre del Greco.

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Angelo Guida

Avevo un dolore al torace e dall’ospedale Maresca di Torre del Greco sono stato accompagnato a Boscotrecase per una visita di controllo”, spiega Angelo Guida, 47 anni. “Il medico ha capito subito che c’era qualcosa che non andava e mi ha ricoverato in terapia intensiva in attesa della angioplastica coronarica. Due giorni dopo mi hanno messo in ambulanza e mi hanno portato a Nola. Un viaggio di andata e ritorno che non è stata una passeggiata: la strada è dissestata e ad ogni movimento corrisponde uno scossone per il paziente steso sulla lettiga. Io, con due stent appena impiantati, sono stato riportato a Boscotrecase con la stessa ambulanza, per la stessa strada. Quando sono rientrato ho scoperto che nella stanza di fronte al reparto dov’ero ricoverato, c’è un angiografo nuovo di zecca che non è mai stato usato. Una cosa che mi fa tanta rabbia perché questi viaggi sono un rischio per il paziente appena operato o per chi ha un infarto in corso. E poi”, conclude Angelo Guida, “in reparto ci sono medici preparati e scrupolosi che meritano di lavorare in una struttura altrettanto efficiente”.

Mariella Romano

Giornalista freelance, ho imparato il mestiere di cronista consumando le suola delle scarpe. Non canto storie, scrivo ciò che vedo e racconto l’umanità che incontro. Non sopporto i numeri. Non so fare equazioni e conti e, in un mondo di variabili, alla ragione preferisco il cuore. Mi piace, assai, la terra in cui vivo.

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1 Comment

  • E come pensano di trattare l’ infarto miocardico tramite angioplastica primaria il cui successo è tempo dipendente ?

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