Set di Gomorra fuori all’obitorio del Policlinico a pochi passi dai morti per Covid

Napoli, la denuncia di Milena D. : “Abbiamo pianto mio padre sul marciapiede, tra luci e attori della fiction”

set-gomorra-policlinico-napoli-mariella-romano-cronacaEra tutto organizzato per il “Ciak si gira”. Attori vestiti da poliziotti, la finta volante in posizione di partenza e gli addetti alla produzione pronti ad accendere le telecamere. Un set in piena regola allestito fuori all’obitorio del Policlinico di Napoli, di fianco alla Cappella dove era stata adagiata la bara con il corpo di Salvatore D., un pensionato originario di Portici di 71 anni morto di Covid intorno all’1,30 di sabato 31 ottobre. Una scena surreale al punto tale da sembrare immaginaria.

“Invece era tutto vero”, racconta la figlia di Salvatore, Milena, di 43 anni. “Da una parte c’eravamo noi, in attesa del carro funebre, a fare i conti con il dolore reale e l’impossibilità di entrare in Cappella: mio padre è rimasto sempre da solo perché le procedure sanitarie vietano qualsiasi contatto con persone decedute per Covid e noi non avevamo intenzione di andare contro le regole. Dall’altra c’erano loro, con le telecamere, le luci e gli attori pronti a registrare una scena della fiction Gomorra. Stordita da quanto ci stava accadendo, forse sarei rimasta anche in silenzio se, all’improvviso, non avessi visto entrare nella Cappella un operatore della troupe”.

set-gomorra-policlinico-napoli-mariella-romano-cronacaUn passo di troppo che ha convinto Milena a urlare la sua rabbia e l’indignazione verso chi ha autorizzato in un momento tanto delicato – non solo per la famiglia di Salvatore ma per l’intero Paese Italia – l’allestimento di un set davanti all’obitorio di un polo ospedaliero universitario come il Policlinico di Napoli.

“Di fronte alla mia rabbia”, ricorda ancora Milena, “l’operatore mi ha assicurato che non era lì per fare riprese. Ma come è possibile una cosa del genere? La produzione di una fiction può muoversi come meglio crede, mentre io, figlia del defunto, sono costretta a stare fuori, a piangere sul marciapiede e ad aspettare l’arrivo di un carro funebre tra gente che si trucca e si prepara per andare in scena? E sia chiaro: io non ho nulla contro gli attori e le persone che stavano lì per lavorare. Quando si sono resi conto di quello che stava succedendo, hanno compreso il nostro dolore e hanno sospeso le riprese fino a quando siamo andati via con la salma di papà. Ma sono indignata e per questo ho deciso di raccontare la nostra storia. Vorrei soprattutto che le autorità riflettessero prima di autorizzare l”allestimento di un set davanti ad un obitorio in un momento di emergenza sanitaria come questo, con decine di persone che muoiono di Covid e non solo”.

Mariella Romano

Giornalista freelance, ho imparato il mestiere di cronista consumando le suola delle scarpe. Non canto storie, scrivo ciò che vedo e racconto l’umanità che incontro. Non sopporto i numeri. Non so fare equazioni e conti e, in un mondo di variabili, alla ragione preferisco il cuore. Mi piace, assai, la terra in cui vivo.

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