“Mio marito in ospedale con il Covid e noi chiusi in casa e dimenticati dall’Asl”
Torre del Greco, lo sfogo di Rosaria Piro, la moglie del medico diacono positivo al Coronavirus
Al dolore per le gravi condizioni di salute del marito, si aggiunge la disperazione del non sapere a chi chiedere aiuto. A quattro giorni dal ricovero in rianimazione del medico diacono della parrocchia di Sant’Antonio a Brancaccio a Torre del Greco, la moglie Rosaria Piro, decide di rompere il silenzio. E lo fa perché dal momento in cui ha lasciato il compagno di una vita all’Ospedale del Mare, si è trovata da sola con le due figlie a fare i conti con l’attesa snervante e il cattivo funzionamento della macchina sanitaria e del sistema tamponi. Se oggi la famiglia del dottore non si sente completamente abbandonata, è solo perché i fedeli della parrocchia, i vicini e i tanti amici hanno messo in piedi una catena di solidarietà per non far mancare il necessario alle tre donne di casa, tutte in isolamento fiduciario dal 15 ottobre scorso.
Signora Rosaria, che cosa sta succedendo?
“Ci hanno lasciate sole. Se non fosse stato per le tante persone che ci vogliono bene, chissà come sarebbe finita”.
Ci racconti.
“Sono quasi cinque giorni che ho accompagnato mio marito in ospedale dove ho travato personale qualificato e molto disponibile. I medici mi hanno detto di tornare a casa e mettermi in isolamento. Con me anche le mie due figlie. Da allora, stiamo aspettando che qualcuno ci contatti per farci sapere il risultato del tampone. I responsabili dell’Asl non si sono mai fatti sentire. Per loro non esistiamo: nessuno ci ha chiesto come stiamo, se abbiamo bisogno di qualcosa”.
E gli specialisti delle Usca, le unità speciali di continuità assistenziale, li ha visti o sentiti?
“Macché”.
E adesso come state?
“Una delle mie figlie ha avuto la febbre, ma non siamo riusciti a comunicarlo ai responsabili sanitari. L’unico che ci sta seguendo a distanza è il cardiologo Salvatore Langella, un professionista di grande umanità che sta tentando di colmare il vuoto lasciato dall’Asl”.
Ha provato a chiedere aiuto al centro operativo comunale?
“Certo. Sono stati gentili ma non possono fare molto: l’iter deve essere attivato dall’Asl che invece è latitante”.
Ovviamente non potete uscire per fare spese, comprare una medicina o anche pagare una bolletta. Come vi siete organizzati?
“Ci stanno dando una mano i vicini di casa e gli amici della parrocchia. Grazie a Dio, abbiamo scoperto di avere tante persone che ci vogliono bene”.
E i rifiuti? Sapete che quando in casa c’è un caso positivo al Covid i rifiuti diventano speciali? Significa che per contenere il diffondersi del virus le famiglie devono seguire un iter particolare e il Comune deve fare uno smaltimento adatto.
“Le ripeto, per l’Asl e per il Comune non esistiamo. E se non esistiamo non possono venirci a dire come dobbiamo trattare i nostri rifiuti. Guardi, non ho parole per esprimere la rabbia e l’indignazione”.
Signora Rosaria, suo marito come sta?
“È in gravi condizioni e siamo molto preoccupati, ma abbiamo tanta fede e possiamo solo pregare”.
1 Comment
[…] Leggi anche Mio marito in ospedale con il Covid e noi chiusi in casa e dimenticati dall’Asl […]