“La mia gioventù tra lirica, poesia e romanzi”. Chiara Polese presenta Farfalle Bianche, il libro già finalista al premio Bukowski.
Torre del Greco
Canta, scrive e sorride alla vita. Chiara Polese, 26 anni ancora da compiere, è un concentrato di energia positiva che porta in giro per il mondo il marchio doc del made in Torre del Greco. Soprano con in tasca una laurea in Filologia moderna, è un tornado di entusiasmo che non smette una cosa per iniziarne un’altra: riesce a farne (bene) anche più di due insieme. Forse per questo ancora non ha deciso quale strada scegliere da adulta, quale abito professionale indossare per il prossimo futuro: la cantante lirica, la scrittrice o l’insegnante.
Nel frattempo vince premi, accumula riconoscimenti e cerca di non perdere una sola opportunità: vola da un teatro all’altro e si esibisce sui palcoscenici d’Italia e d’Europa. E tra una Madame Butterfly, una Traviata e un concerto con il coro polifonico Jubilate Deo, dove è cresciuta e si è formata all’ombra del papà Giuseppe Polese, scrive poesie e romanzi. All’attivo ne ha due: L’ultima Dubois pubblicato quando era ancora al liceo classico, con il quale ha vinto il premio letterario Città di Cava de’ Tirreni e il Fiorino d’oro della XXXI Edizione del premio Firenze Giovani.
Il secondo libro, Farfalle Bianche, è fresco di stampa ma è già stato finalista, nel 2014, al premio Bukowski. Lo presenta, con un intervento critico, Grazia Paolella alle 18,30 di oggi, sabato 4 maggio, nella Cappella San Giuseppe Calasanzio, in via Comizi a Torre del Greco.
“Lascio tutto nelle mani del destino”, sorride Chiara Polese, “anche perché non so proprio decidermi. Amo il canto, ma la scrittura è una storia parallela che mi accompagna da sempre. I miei libri nascono quasi per caso, senza troppe pretese. Non scrivo per gli altri, scrivo perché mi aiuta a stare bene. Poi mi sorprendo quando le case editrici decidono di pubblicarmi e quando vinco premi”.
Farfalle Bianche è un romanzo in forma di diario che intreccia la vita di tre personaggi e che l’autrice spiega così: “Un ritaglio di dieci anni di vita raccontato e confessato da tre diverse penne, quella di lei, quella di lui e quella di una testimone che tenta di ricostruire i fatti. Una storia di vita, di coraggio e d’amore, sull’orlo del precipizio, sempre in bilico tra la scelta di vivere e quella di arrendersi alla propria follia”.
“La cosa più difficile”, conclude Chiara Polese, “è stata calarmi in una realtà e in un tempo che non ho vissuto, cercando di evitare errori e contaminazioni con il mondo moderno. In uno stile sempre aderente ai moti degli animi che di volta in volta si raccontano, il romanzo si poggia sui temi della colpa, intesa come eredità che l’innocente si trova a dover espiare, e della vita, come magma denso e saturo che, se recepito del tutto, conduce inevitabilmente alla fuga da se stessi e al desiderio innaturale di cecità”.