I torresi si affidano all’Immacolata e a San Vincenzo per liberare il mondo dal Covid19

Preghiera solenne, il 29 marzo, nella Basilica di Santa Croce. Il sindaco Palomba depone una lampada all’altare della Madonna

immacolata-torre-del-greco-mariella-romano-cronaca-e-dintorniSolenne atto di affidamento alla Madonna. Domenica 29 marzo, il popolo di Torre del Greco rinnoverà il voto alla Vergine Maria e, chiedendo l’intercessione del parroco santo Vincenzo Romano, pregherà ad una sola voce, affinché la Madonna fermi l’epidemia da Covid19 e liberi i malati e le famiglie dal dolore. In diretta Facebook dalla Basilica Pontificia di Santa Croce, i fedeli potranno unirsi all’invocazione di don Giosuè Lombardo e don Antonio Germano: dopo la messa delle 17,30 che sarà celebrata a porte chiuse e trasmessa sulla pagina Fb della Basilica, ci sarà il solenne atto di affidamento alla Madonna e il sindaco, Giovanni Palomba, a nome di tutti i torresi, porrà una lampada all’altare dell’Immacolata.

Un gesto che conferma la grande devozione del popolo verso Maria. Già l’8 dicembre del 1861, dopo aver pregato l’Immacolata Concezione ai piedi dell’altare dell’allora chiesa di Santa Croce, i torresi si salvarono da una potente eruzione che minacciava la città. Secondo il racconto dei testimoni dell’epoca, la lava vulcanica che rischiava di uccidere migliaia di persone e distruggere Torre del Greco, si fermò come per miracolo.

“Abbiamo tutta ragione di credere”, scrisse lo storico Francesco Balzano, “che, seguitando così, l’eruzione del 1861 sarebbe riuscita a Torre non meno esiziale che quella del 1794. È meraviglia invece che la lava in quella notte medesima, ammonticchiandosi su quell’ampie valli, che si dicono di Curtoli, s’arrestasse prodigiosamente”.

“Come allora, anche oggi solo la forza della preghiera può aiutare tutto il mondo a fermare l’epidemia”, dice don Giosuè Lombardo. “In tanti ci hanno chiesto di affidare tutto nelle mani dell’Immacolata attraverso un atto solenne che celebreremo domenica 29 marzo”.

Mariella Romano

Giornalista freelance, ho imparato il mestiere di cronista consumando le suola delle scarpe. Non canto storie, scrivo ciò che vedo e racconto l’umanità che incontro. Non sopporto i numeri. Non so fare equazioni e conti e, in un mondo di variabili, alla ragione preferisco il cuore. Mi piace, assai, la terra in cui vivo.

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