Gennaro Imparato

L’incubo di Gennaro: “Ho rischiato la galera per uno scambio di persona”

Il giudice lo assolve per non aver commesso il fatto. Ma l’operaio ripete: “I miei genitori sono morti aspettando di conoscere la verità”

Gennaro Imparato accusato per uno scambio di persona
Gennaro Imparato

Accusato di ricettazione, ha rischiato la galera per uno scambio di persona. Un errore di valutazione da parte degli investigatori che poteva costargli caro.

L’incubo, per Gennaro Imparato, 60 anni di Torre del Greco, è durato tre anni anni e molte udienze: tanto, infatti, c’è voluto, per arrivare alla verità. Un tempo infinito per l’operaio dell’Asia che è incappato nel tritacarne della giustizia, probabilmente, per un pregiudizio. Infatti, a pesare sulla vicenda, potrebbe essere stata una vecchia condanna per un reato commesso quando Imparato aveva ventidue anni. Uno “sbaglio”, rimasto indelebile sulla fedina penale dell’uomo, che potrebbe avere influenzato negativamente gli inquirenti che stavano dando la caccia ad un ladro d’auto che aveva agito, in via Nazionale.

A condurre la polizia giudiziaria fino alla porta di Imparato, sono state le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza: un filmato nel quale si vede un uomo di media corporatura con la divisa dell’Asia, parcheggiare un’auto rubata a Frattamaggiore e portare via la batteria. In quei frame, poco chiari, gli agenti hanno pensato di riconoscere Gennaro Imparato, la cui statura è nettamente superiore a quella del ladro. Addirittura, secondo l’avvocato difensore, a condizionare l’accusa, potrebbero essere stati proprio i precedenti penali del suo assistito.

Una svista clamorosa che avrebbe potuto mandare in galera Gennaro Imparato per un bel po’ di tempo. Per fortuna, è finita diversamente. A salvarlo dall’accusa di ricettazione che gli era stata contestata dalla Procura di Torre Annunziata è stata proprio la tenacia dell’avvocato Tommaso Ciro Civitella che ha smontato l’impianto accusatorio e ha convinto il giudice ad assolvere l’imputato con formula piena perché “l’imputato non ha commesso il fatto”.

“Sono subentrato nella difesa dell’Imparato in fase dibattimentale e subito mi è parso il classico processo indiziario, l’istruttoria ben condotta ha fatto emergere la verità portando ad identità quella processuale e quella materiale ben lontana dalle ricostruzioni della Procura, ho chiesto un’assoluzione senza subordinate per non aver l’imputato commesso il fatto, il Giudice ha applicato le leggi (cosa che un vero giudice fa e dovrebbe fare sempre) e di conseguenza è stata Giustizia, semplicissimo. Il giudice deve applicare la legge, la giustizia ne è una conseguenza. La giustizia è un concetto naturale, l’applicazione della legge è cosa di diritto positivo. Il nostro è (o dovrebbe essere) un sistema di diritto positivo in uno Stato di diritto, anche se forse troppo spesso qualcuno lo dimentica è bene ricordarlo ed il ruolo fondante della difesa è quello di ricordarlo a tutti”.

Gennaro Imparato, ancora provato dall’accaduto, racconta la storia in questo video.

Mariella Romano

Giornalista freelance, ho imparato il mestiere di cronista consumando le suola delle scarpe. Non canto storie, scrivo ciò che vedo e racconto l’umanità che incontro. Non sopporto i numeri. Non so fare equazioni e conti e, in un mondo di variabili, alla ragione preferisco il cuore. Mi piace, assai, la terra in cui vivo.

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