Duemila marittimi del comparto campano rischiano il lavoro per lo stop della Tirrenia Cin
Sono ventiquattromila le famiglie che restano senza stipendio, molte di Torre del Greco ed Ercolano
Resta in sospeso il destino dei lavoratori di Tirrenia CIN (Compagnia Italiana di Navigazione) che fa capo al gruppo Onorato. In un momento di crisi, economica e sanitaria, che sta mettendo in ginocchio l’Italia e il mondo, rischiano il posto di lavoro oltre duemila marittimi del comparto campano: circa 24 mila famiglie che potrebbero rimanere senza stipendio.
Una situazione paradossale: in piena emergenza Covid19 si ferma il traffico da e verso la Sardegna, la Sicilia e isole Tremiti. A determinare la sospensione dei collegamenti, è stato il blocco dei conti della CIN con un sequestro conservativo disposto dai commissari della vecchia Tirrenia (di proprietà dello Stato e oggi in amministrazione straordinaria) per un credito che vanta lo Stato di 180 milioni. La CIN non ha pagato le prime due rate del debito, mentre la terza scadrà nel 2021. Un contenzioso che va avanti da diverso tempo ma che nel pieno dell’epidemia diventa devastante non solo per gli equilibri della new company di Onorato ma anche per l’Italia e in particolare per la Sardegna e la Sicilia.
E mentre la Tirrenia-CIN sostiene di avere più volte comunicato la disponibilità a offrire “garanzie di pagamento di quanto reclamato da Tirrenia nonostante il momento così drammatico per il Paese”, ipotizzando l’azzeramento del debito da saldare con la terza rata entro il 2021, i commissari di Tirrenia, Stefano Ambrosini, Beniamino Caravita e Gerardo Longobardi, parlano di “atto dovuto”, perché il sequestro conservativo dei conti CIN sarebbe stato “disposto in ottemperanza al provvedimento del Tribunale di Roma del 4 marzo scorso”. Insomma, per i commissari, il blocco dei conti è “un rimedio indifferibile a tutela dei creditori di Tirrenia, come confermato dai Tribunali di Milano e di Roma, che vi hanno fatto luogo nonostante la sospensione dei termini disposta dal Decreto Cura Italia”.
”Per mesi Tirrenia non ha risposto alle richieste dei commissari e ora non può scaricare le responsabilità sulla politica”, attacca la ministra dei Trasporti Paola De Micheli che assieme al collega dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha convocato Vincenzo Onorato, “per rendere conto del comportamento di un’impresa che deve gestire un’attività di trasporto di servizio pubblico con soldi pubblici. La pazienza ha un limite e il limite è stato superato”.
Sullo sfondo anche la questione della convenzione con lo Stato, da 72 milioni di euro l’anno, con cui Tirrenia Cin, almeno fino al prossimo luglio, gestisce i collegamenti della continuità territoriale marittima con Sicilia e Sardegna.
E mentre l’armatore Vincenzo Onorato ha annunciato che traghetti con livrea Moby assicureranno, fuori dalla convenzione con lo Stato, il servizio di continuità territoriale marittima con la Sardegna, a cominciare dalla tratta Civitavecchia-Olbia e saranno assicurate anche la Genova-Porto Torres e la Napoli-Cagliari, il 31 marzo si è tenuta una conference call tra i commissari di Tirrenia, i vertici di Tirrenia CIN, la ministra delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli e il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Dal confronto sono emerse alcune ipotesi di soluzione dell’attuale blocco dell’operatività delle navi Tirrenia.
I ministri hanno chiesto all’azienda e ai commissari di definire e adottare gli atti risolutivi entro 24 ore. Le ipotesi di soluzione garantirebbero innanzitutto i servizi di continuità territoriale, con l’obiettivo di arrivare anche ad una rapida definizione della complessiva situazione debitoria di Tirrenia CIN.
Sulla questione interviene anche Stefano Messina presidente di Assarmatori,che dice: “Tirrenia è la prima compagnia di navigazione ad aver dovuto sospendere i servizi di collegamento tra le isole e la terraferma, tra poco potrebbero seguire anche altre società” , “Nessuna misura è stata presa per sostenere le imprese che in questo mese hanno perso oltre il 90% dei ricavi pur continuando a sostenere tutti i costi operativi. La drammatica situazione in cui si sono trovati oggi gli amministratori di Tirrenia potrebbe a brevissima scadenza riguardare tutti gli altri armatori impegnati nella gestione dei trasporti passeggeri e merci sulle rotte italiane”.
“Anche Federmar/Cisal”, conclude il segretario nazionale Alessandro Pico, “ritiene indispensabile ed urgente un Patto Tripartito che porti alla definizione della salvaguardia delle aziende e dei lavoratori italiani e che spenga definitivamente il ricorso al profitto di armatori italiani senza scrupolo che impiegando personale extracomunitari/comunitari a basso costo hanno la sfacciataggine di richiedere contributi allo Stato Italiano”.
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sara’ pure un momento inopportuno ma quest’armatore non puo’ inpadronirsi di una societa’ pubblica,e infischiarsene di tutti gli impegni sottosritti..pure perche’ il sig. armatore non era assolutamente all’altezza di rilevare una societa’ come tirrenia. fa bene il governo a far valere i sui diritti.