Veronica Bottigliero

“Dipingo i corpi e trasformo il dolore in colore”. La storia della body painting, Weronique Art

veronica-bottigliero-torre-del-greco-mariella-romano-cronaca-e-dintorni“Un giorno, pensando che fosse davvero finita, ho trasformato il mio viso in un teschio. Avevo un dolore lacerante, dentro di me, che non mi permetteva di guardare al futuro: mi sentivo nomade dopo l’ennesimo trasloco che mi era stato imposto da una brutta vicenda familiare. Ma, cosa peggiore, non avevamo soldi per sopravvivere: io, mia madre e mio fratello avevamo serie difficoltà economiche. Perciò, in un momento di disperazione, per non farmi del male, ho finto di farmi morte”.

Inizia così il racconto di Veronica Bottigliero, in arte Weronique Art, 28 anni di Torre del Greco, la “trucc’attrice”, come lei stessa si definisce, che per sfuggire al dolore, recita, canta e soprattutto dipinge i corpi sfruttando il body painting: una particolare forma di arte che dal 31 gennaio al 10 febbraio, la porterà sul palcoscenico del Mercadante al fianco di Pamela Villoresi e Lavinia Mancusi in uno spettacolo di Gigi Di Luca su Frida Kahlo e Chavela Vargas. Veronica dipingerà in scena il corpo di Pamela Villoresi proprio come Frida Kahlo se lo dipingeva sulle tele. Una esperienza tutta nuova per la giovane artista torrese, già vincitrice nel 2018 del contest di Casa Sanremo.

“Quel giorno di disperazione profonda”, riprende Veronica, “mi sono auto-dipinta e ho pubblicato la mia foto su Facebook. Era il mio modo inconscio di chiedere aiuto al mondo: il dolore che avevo dentro era diventato un teschio. Ma, in maniera del tutto inaspettata, il post sul social network ha segnato l’inizio di una nuova vita. Perché tante persone, vedendo l’immagine del teschio hanno pensato che dipingere corpi fosse il mio mestiere. Nessuno immaginava il reale significato della foto. E mi hanno offerto piccoli lavori e performance teatrali. Da allora, trasformo il dolore in colore”.

5a7a3c52-298b-438e-bcc0-0d5eefdd0211Laureata in Discipline delle Arti Visive della musica e dello spettacolo, Veronica Bottiegliero è una pittrice autodidatta.

“Studiando teatro”, aggiunge l’artista, “ho capito che la pittura poteva essere fatta anche sugli attori: ho iniziato a dipingere da autodidatta ma poi ho abbinato la conoscenza teatrale all’abilità pittorica. Non faccio quadri tradizionali ma tutto il mio creare nasce e muore in una giornata: la sintesi della vita”.

L’arte di Veronica Bottigliero, “nasce sul corpo di una modella e finisce con  una doccia”.

e68cf25e-3e43-457e-bb79-14dcd504a54c“In ogni cosa che creo ci sono io”, spiega ancora la giovane pittrice. “Ogni corpo che dipingo è unico come la performance teatrale. Ogni sera il pubblico è diverso, l’attore è emotivamente diverso e anche la mia esibizione diventa unica: può essere vista dal vivo solo da chi è presente. E colui che assiste alla performance vive un’esperienza irripetibile”.

Un modo di fare arte ed esprimere il proprio dolore, che affonda le radici nella storia personale di questa “trucc’attrice”. Veronica aveva 12 anni quando è partita da Pesaro con la mamma e il fratello per tornare a vivere a Torre del Greco, città di origine, e cercare di voltare definitivamente le spalle a un passato fatto di  violenza e soprusi.

4e4eed17-0661-48a0-9f26-18ea0dd90258“In famiglia, a scuola, tutto era nero”, ricorda Veronica. “Ero cicciona e timida e i miei coetanei mi prendevano in giro. Ero bullizzata. Mamma, che ammiro tanto per la forza e il coraggio, tornando a Torre del Greco mi ha iscritta ad una scuola di teatro. Oggi è grazie a quel percorso che sono diventata un’altra persona: niente mi ferma. Ma ho dovuto lottare con le unghie per riprendermi la vita che mi spettava: ho fatto  mille lavori per mantenermi agli studi. I compagni la sera uscivano a divertirsi, io andavo a fare la cameriera, la barista o l’animatrice. Il giorno dopo arrivavo in classe che non mi mantenevo in piedi. Ma alla fine sono riuscita a diplomarmi e a laurearmi”.

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“Il mio passato resta tutto”, conclude Veronica, “perché non dimentico un solo particolare della disperazione che abbiamo vissuto. Dal nulla economico e da una famiglia inesistente, io, mia madre e mio fratello siamo riusciti a costruirci qualcosa, anche se ce la stiamo ancora sudando. Ma mi ritengo fortunata perché oggi ho la possibilità di riprendermi la vita che, fino a pochi anni fa, mi era stata negata”.

Mariella Romano

Giornalista freelance, ho imparato il mestiere di cronista consumando le suola delle scarpe. Non canto storie, scrivo ciò che vedo e racconto l’umanità che incontro. Non sopporto i numeri. Non so fare equazioni e conti e, in un mondo di variabili, alla ragione preferisco il cuore. Mi piace, assai, la terra in cui vivo.

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