Abusata a sei anni si ammala di anoressia. La storia di Angela che sul punto di morire ha scelto la vita – Video
Giornata del fiocchetto lilla dedicata ai disturbi alimentari
Voleva morire, Angela. Lo raccontava il suo corpo abusato da orchi camuffati da nonni. Lo diceva senza mezzi termini, mentre diventava pelle e ossa, ammalandosi di anoressia, e consumandosi gli occhi impotenti dei genitori. Diciotto chili appena: parametri vitali quasi inesistenti. Un pomeriggio, nella sua casa di Forcella, a Napoli, arrivò anche il sacerdote a impartirle l’Estrema Unzione. Lo chiamò la mamma, temendo che quella figlia malata di anoressia potesse spirare da un momento all’altro. Invece, a un passo dalla fine, quando tutto sembrava perduto, nella mente e nel cuore di Angela Cappuccio, qualcosa si è mosso. O meglio, una scintilla si è riaccesa, riportando la speranza e restituendole la forza di combattere.
Oggi, Angela, teneramente chiamata Mollichina dalla mamma, racconta la sua storia sfoderando il sorriso: ce l’ha fatta. Grazie agli specialisti che l’hanno tenuta in cura – su tutti il dottore Leonardo Mendolicchio – e grazie alla sua forza di volontà, ha aperto un blog per aiutare se stessa e gli altri. E con lo stesso obiettivo ha messo in piedi l’associazione Mollichine Lilla: un faro per chi sta lottando contro l’anoressia e la bulimia. Una storia a lieto fine che, Angela Cappuccio, nella giornata dedicata ai dusturbi alimentari – il 15 marzo – ha raccontato agli studenti dell’Istituto Degni di Torre del Greco, diretto dalla preside Benedetta Rostan, grazie all’iniziativa promossa dal Comune e dalla consigliera al Benessere cittadino, Carmela Pomposo che ha ha organizzato tre incontri con le scuole del territorio.
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“Appuntamenti importanti”, spiega Carmela Pomposo, “perché offrono ai ragazzi gli strumenti giusti per farsi aiutare. Chi soffre di anoressia o bulimia non deve sentirsi abbandonato e l’informazione è fondamentale per spalancare le porte della solitudine”.
“L’obiettivo della scuola e delle istituzioni”, dice la preside Benedetta Rostan, “è quello di creare una rete e abbattere le barriere. È necessario che la scuola con le famiglie facciano sentire i ragazzi accettati per quello che si è, a prescindere da quelli che sono i canoni che ci vengono imposti dai media”.