Torresi in fuga dal fiume che ha inondato Faenza. Almeno quindici sfollati per l’alluvione
La storia delle famiglie Battiloro e Cataldi
Ci sono almeno tre famiglie torresi tra gli sfollati di Faenza. L’alluvione che da giorni si sta abbattendo sull’Emilia Romagna causando vittime e danni in tanti paesi del ravennate e della riviera romagnola, ha colpito anche quindici persone originarie di Torre del Greco. Uomini, donne e cinque bambini in età compresa fra i 3 mesi e i 13 anni, che la notte tra martedì 16 e mercoledì 17 maggio, sono stati costretti a scappare dalle proprie abitazioni per mettersi in salvo dalla furia dell’acqua che ha ingoiato scantinati, garage e piani rialzati.
“Un incubo”, racconta Luigia Battiloro, una commessa che da 23 anni vive nella zona di Borgo San Rocco a Faenza con il marito Antonio Cataldi e i due figli di 13 e 7 anni. “Non abbiamo chiuso occhio tutta la notte perché con l’allerta meteo diramata dalla protezione civile sapevamo che poteva succedere una catastrofe. Ho messo i bambini a letto con i vestiti e ho preparato una valigia con le cose essenziali. Intorno alle 4 del mattino di mercoledì ho visto il fiume esondare e invadere la cantina. Abbiamo avuto paura. Ma, invece di salire ai piani alti, siamo scesi in strada e ci siamo infilati nelle macchine. Solo dopo abbiamo capito il rischio di ciò che abbiamo fatto. Potevamo essere travolti dalla piena. Per fortuna, siamo riusciti a imboccare l’autostrada e ad allontanarci. La paura ci ha portati a Firenze dove abbiamo preso una camera per riposare qualche ora. Poi abbiamo deciso di rientrare a Faenza pensando che il peggio fosse passato. Invece”, conclude Luigia, “ci è appena arrivato un nuovo messaggio di allerta dalla protezione civile che invita a metterci al sicuro”.
Eleonora Battiloro è la sorella di Luigia. A Faenza da 24 anni, lavora in una mensa scolastica. Ha due figli e con il marito Franco vive nel centro di Faenza. Il letto del fiume Lamone dista 100 metri da casa.
“Per noi l’allarme è scattato intorno alle due del mattino”, racconta la donna. “In pochi minuti il fango ha inghiottito tutto. Fino a martedì sera, sotto il nostro appartamento, c’erano negozi, una scuola guida, un supermercato. Adesso c’è una distesa di detriti e acqua marrone. È come se il nostro palazzo galleggiasse sul mare. L’acqua ha raggiunto livelli da far paura. Noi siamo al secondo piano e siamo riusciti a scappare grazie agli uomini della protezione civile che ci hanno aiutato scendere e a metterci in salvo. Con noi avevamo anche una bimba di tre mesi. Poiché c’era ancora qualche strada sgombra, ci hanno fatto salire in macchina e ci hanno indicato una via di fuga. Ma all’improvviso ci siamo trovati in un avvallamento profondo e l’auto è finita per metà sott’acqua. C’è voluto tanto coraggio per percorrere un tratto di strada lungo circa dieci metri: abbiamo pensato di non uscirne vivi. Invece la fortuna ci ha assistiti”.
Eleonora e la sua famiglia, sono riusciti a mettersi in salvo: “Abbiamo passato la notte al PalaCattani dove è stato allestito un centro di accoglienza per gli sfollati. Siamo stati accolti con grande umanità e ci hanno offerto anche abiti asciutti. Adesso siamo casa di mio fratello ma non so per quanto tempo ci faranno resta qui”.
L’allarme, infatti, non è ancora finito e molte zone di Faenza, oltre ad essere allagate, sono senza luce, acqua e gas. Anche per giovedì 18 maggio le previsioni meteo sono tutt’altro che rassicuranti: la protezione civile ha lanciato una nuova allerta meteo di colore rosso.
Anche Anna Panariello, insegnante originaria di Torre del Greco, sta vivendo ore drammatiche nonostante non sia stata costretta ad abbandonare casa: “Qui intorno è tutto allagato e ci hanno detto che, almeno per il momento, non corriamo rischi. Siamo stravolti. Il panorama è spettrale. Il silenzio, che sembra irreale, continua a essere interrotto dalle sirene dei soccorritori e dalle urla di chi chiede aiuto perché intrappolato in casa o negli scantinati. Mi sento trafiggere ogni volta che sento la voce di quei disperati. Ma noi possiamo solo aspettare che passi. Tanti amici hanno perso tutto: negozi, uffici, ristoranti, imprese. Faenza non è più quella dell’altro ieri e, forse, neanche noi”.