Sugna, friarielli e succo d’uva, il segreto dei cento anni di Pasquale De Febe
Torre del Greco, l’omaggio dell’amministrazione e un quartiere in festa per il secolo di vita del marinaio che ama la campagna
Se c’è una cosa alla quale, a cento anni, Pasquale De Febe non rinuncia, è la sugna. La usa per cucinare e dare sapore al sugo e, se capita, la scioglie sul pane. Proprio come faceva da giovane, ogni volta che tornava da un lungo imbarco e si ritrovava con i genitori e i nove fratelli nella casa di campagna: quei nove fratelli ai quali ha fatto anche da padre, assicurando cibo e vestiti durante gli anni terribili della seconda guerra mondiale.
Ma nel giorno del suo centesimo compleanno, zio Pasquale, come affettuosamente lo chiamano tutti i residenti di Cappella Bianchini a Torre del Greco, non ricorda solo fame e paura. Quando l’assessore Giuseppe Speranza, indossando la fascia tricolore affidatagli dal sindaco Giovanni Palomba, bussa alla porta dell’appartamento in via Monte Somma, per consegnargli la targa ricordo e gli auguri dell’amministrazione comunale, nei suoi occhi si legge l’orgoglio di una vita trascorsa sull’acqua salata e la nostalgia del tempo che sembra passato in un battito di ciglia.
“Avevo quarantuno anni quando mi hanno fatto conoscere mia moglie Maria”, racconta zio Pasquale stringendo tra le mani anche la medaglia di lunga navigazione. “Abbiamo avuto un solo figlio, Giovanni, che è avvocato: ho trascorso la vita a lavorare in mare e a fare sacrifici per aiutare la famiglia. Sono orgoglioso di tutto quello che ho fatto”.
Il segreto di quest’uomo longevo, sta nella passione per la vita: ogni mattina cura l”orto e si occupa delle galline. D’estate coltiva pomodorini del piennolo, d’inverno i friarielli che ama accompagnare con salsiccia e “succo d’uva”, quel vino nero che produce ancora con le sue mani.
“Oggi, a Cappella Bianchini, è nato un centenario e per tutti noi è un giorno di grande festa”, dice l’assessore Giuseppe Speranza. “Io sono qui per portare l’augurio e l’abbraccio mio, del sindaco Giovanni Palomba, dell’amministrazione e di tutta la città. Uomini come zì Pasqualino rappresentano il bene più prezioso della nostra società”.
Auguri, zì Pasqualino, auguri per cento anni ancora.