Diverse ore per trovare un posto in rianimazione: morto giovane cardiopatico
Torre del Greco, la rabbia dei familiari che hanno sperato fino all’ultimo istante
“Poteva salvarsi? Non lo so. Ma i medici dell’ospedale Maresca hanno fatto l’impossibile per aiutarlo a sopravvivere. Per diverse ore hanno cercato un posto in rianimazione. Lo hanno trovato nella struttura sanitaria di Piedimonte Matese alle due e trenta di notte. Quindici minuti più tardi lo hanno caricato in ambulanza e lo hanno accompagnato alla fine del mondo: è arrivato ed è morto poco dopo. Ci hanno chiamato prima delle sei per dirci che se n’era andato”.
Ciretta Vitiello è abituata a raccontare storie di malasanità. Da anni lotta con le donne e gli uomini dell’associazione Pro Maresca per riavere a Torre del Greco un ospedale vero attrezzato di tutto punto. Ma questa volta, più delle altre, la storia la tocca da vicino: Giuseppe Vitiello, l’uomo di 49 anni che è morto all’alba di sabato 25 aprile proprio sulla soglia della rianimazione di Piedimonte Matese, era suo nipote.
Secondo la ricostruzione dei fatti, l’allarme per Giuseppe Vitiello sarebbe scattato intorno alle 16 di venerdì 24 aprile. Un’ambulanza con medico e infermiere lo trasporta al Maresca: gli specialisti lo sottopongono a esami e cure ma comprendono quasi subito che la situazione rischia di degenerare. Lo intubano e si attivano per trovargli un posto in rianimazione. La ricerca va avanti fino a notte fonda. L’ok al trasferimento a Piedimonte Matese arriva troppo tardi.
“Sono arrabbiata” aggiunge Ciretta Vitiello con la voce spezzata dal pianto. “Abbiamo chiesto tante volte di potenziare l’ospedale Maresca aumentando i posti letto e i servizi. E invece, le persone continuano a morire perché intorno a noi c’è il deserto. Fino ad oggi non è stato attivato il piano aziendale firmato il 28 dicembre scorso che prevedeva una terapia intensiva e 150 posti letto. Abbiamo domandato a chiunque il perché di questo ritardo: né dirigenti dell’Asl, né della Regione hanno mai dato risposte. Intanto c’è chi muore. Ma”, conclude Ciretta Vitiello, “la nostra battaglia, adesso più che mai, va avanti”.