Covid19, morto al Niguarda di Milano il professore Ermenegildo Santangelo
Torre del Greco, viveva in via Montedoro con la moglie Genea
Era andato a Milano per la nascita del nipotino. Una tenera carezza nei confronti della figlia che doveva partorire in un momento tanto difficile per il mondo intero. Un viaggio d’amore che ha pagato con la vita: colpito dal Covid19 mentre si trovava nel capoluogo lombardo, è morto il 12 aprile, domenica di Pasqua, all’ospedale Niguarda di Milano, il professore Ermenegildo Santangelo, 74 anni, di Torre del Greco, direttore del Centro Simulazione di Anestesia, Rianimazione e Terapia intensiva dell’Università Magna Graecia di Catanzaro.
Padre di Gabriella, Giovanna e Bruna, Gildo Santangelo, come si faceva chiamare da amici e colleghi, viveva con la moglie Genea, in via Montedoro e ha iniziato la carriera proprio all’ospedale Maresca dove è stato assunto nel 1972 come primo anestesista. Dopo un periodo trascorso al Secondo Policlino, è diventato primario dell’Unità operativa di Anestesia, Rianimazione e Terapia intensiva dell’ateneo catanzarese e poi direttore della Scuola di Specializzazione. Tra i suoi allievi, Renato Gammaldi primario della Rianimazione di Salerno, Romolo Villani primario di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Cardarelli e Pietro Facciuto titolare di Struttura Semplice della Terapia del Dolore dell’ospedale di Torre del Greco.
“Gildo”, raccontano gli amici e i colleghi, “era una persona di cultura: era mosso da una sete di vedere che è alla base della conoscenza. Persona sempre garbata, ottimo professionista, era sempre pronto spezzare una lancia per gli amici”.
1 Comment
Cara Mariella,
la notizia della morte di Gildo Santangelo, per me che lo avuto compagno di banco, è stata una notizia dura da digerire. Gildo era la quintessenza della signorilità. Dolce, garbato, sempre disponibile, dall’intelligenza pronta, dalla curiosità innata. Purtroppo non abbiamo avuto l’opportunità di frequentarci molto: i nostri rispettivi lavori non ce lo hanno consentito. E questo per me è un grande rimpianto.
Ciao, amico mio, ti voglio bene.
Sono vicino a Genea e alle figlie, in questo terribile momento. Vi consoli il fatto di aver avuto un grande marito e un padre affettuoso.