Febbre alta e nessun tampone: “Aiutatemi, mio fratello rischia di morire di Covid”

Torre del Greco, situazione critica per un imprenditore che sta male

contagio-covid-torre-del-greco-mariella-romano-cronaca-e-dintorni“È mio fratello”, dice Aniello. E ripete come a volerlo rimarcare: “È mio fratello. Ha la febbre alta da due settimane. Non riesce a respirare: gli abbiamo preso una bombola di ossigeno in farmacia e così stiamo tentando di dargli un po’ di conforto, un po’ di aria. Ma abbiamo paura: non sempre è cosciente e, fino ad oggi, non gli è mai stato fatto il tampone”.

Parla con un filo di voce, Aniello. Non è tipo da mettersi in mostra e preferirebbe restarsene in un angolo piuttosto che raccontare al mondo il dramma che si sta consumando nella sua famiglia. Suo fratello che ha 63 anni ed è un imprenditore che vive nella zona Nord di Torre del Greco, sta male da quindici giorni. Potrebbe essere positivo al nuovo Coronavirus. Ma non ne ha la certezza perché nessuno gli ha fatto un tampone. Ha provato a chiedere aiuto a chiunque, ma per tentare una cura contro il Covid bisogna avere la certezza del contagio. Intanto, tutta la famiglia continua ad avere contatti con l’imprenditore che negli ultimi giorni ha avuto bisogno delle flebo per essere alimentato: “Sono stati giorni terribili”, aggiunge Aniello. “Abbiamo cercato un infermiere dovunque: nessuno voleva mettere piede in casa. Alla fine, siamo riusciti a trovare un amico. Ma ero pronto a farglielo io e ad assumermi tutte le responsabilità. È mio fratello, non posso lasciarlo morire”.

Il calvario inizia con i sintomi tipici di un’influenza. Ma il sospetto che possa trattarsi di Covid arriva dalla febbre che continua a rimanere alta e dalle difficoltà respiratorie che si manifestano dieci giorni dopo.

“Il medico di famiglia lo ha curato al telefono”, spiega ancora Aniello. “Non lo ha mai visitato. Poi ha iniziato a peggiorare e abbiamo chiamato il 118. La prima volta gli specialisti lo hanno registrato come sospetto Covid, ma per loro non c’erano i presupposti per ricoverarlo.  Giovedì 26 marzo siamo stai costretti a chiedere l’intervento di un’altra ambulanza: questa volta hanno deciso di portarlo al pronto soccorso del Maresca dove non è stato accettato. Non l’hanno fatto entrare perché temevano che fosse infetto. L’ambulanza stava per ripartire con mio fratello a bordo alla ricerca di un posto letto chissà dove: non avevano una meta e avrebbero dovuto girare alla cieca. Abbiamo firmato e lo abbiamo fatto dimettere. Prima che ce ne andassimo, è uscito un dottore dal pronto soccorso e lo ha visitato in macchina: ci ha dato un antibiotico e la tachipirina. Siamo tornati a casa e ha cominciato ad aver bisogno dell’ossigeno. Da allora, la situazione sembra peggiorare di ora in ora. Siamo disperati perché tutte le porte sono chiuse. È mio fratello, aiutateci, non lasciatelo morire”.

Mariella Romano

Giornalista freelance, ho imparato il mestiere di cronista consumando le suola delle scarpe. Non canto storie, scrivo ciò che vedo e racconto l’umanità che incontro. Non sopporto i numeri. Non so fare equazioni e conti e, in un mondo di variabili, alla ragione preferisco il cuore. Mi piace, assai, la terra in cui vivo.

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2 Comments

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    On voit que très peu d’articles de qualité.
    Je continue à vous lire, merci, bonne continuation.

  • Bon travail, bien écrit. J’écris rarement un commentaire, mais
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    Je continue à vous lire, merci, bonne continuation.

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