Sandro Ruotolo: “Mario Paciolla come Giulio Regeni, si faccia chiarezza sulla morte”
Il senatore chiede al Governo italiano di convocare l’ambasciatore della Colombia
“Sembra di assistere a una vicenda simile a quella di Giulio Regeni” .
Diventa un caso internazionale la morte di Mario Carmine Paciolla, il giovane napoletano, cooperante delle Nazioni Unite, impegnato in Colombia in un progetto di pacificazione interna tra governo locale ed ex ribelli delle Farc e di riqualificazione di aree utilizzate dal narcotraffico: il trentatreenne è stato trovato morto in casa lo scorso 15 luglio, poco dopo aver comprato il biglietto aereo per tornare a casa. Il senatore Sandro Ruotolo, in una interrogazione urgente che sarà depositata lunedì, ha chiesto al presidente del Consiglio Conte e al ministro degli Esteri, Di Maio, di convocare l’ambasciatore della Colombia “per far giungere le rimostranze del Governo italiano” e di intervenire in maniera “forte, decisa e immediata” nei confronti del Governo colombiano affinché si faccia chiarezza e giustizia” sul caso di Mario Paciolla.
“Sono gravissimi i fatti fin qui emersi sulla sua morte”, dice il senatore Ruotolo. E aggiunge: “Bisogna accertare la verità. Da ciò che emerge dai media e da molte testimonianze sul cadavere del giovane sono stati rilevati tagli provocati da coltelli o da lame acuminate che non sono state trovate in casa”.
“La Rete Europaz, nata a sostegno degli Accordi di Pace e del lavoro del Sistema Integral de Verdad Justicia, Reparación y No Repetición, a cui Paciolla per due anni ha collaborato”, aggiunge Sandro Ruotolo, del Gruppo Misto, “denuncia da tempo ripetuti episodi di violenza in varie zone del paese come le persecuzioni contro attivisti, leader sociali ed ex-guerriglieri, denunciate da organismi nazionali e internazionali; il clima di ostilità e delegittimazione che rischiano seriamente di compromettere i tanti sforzi sinora compiuti per la costruzione di una pace duratura con verità e giustizia sociale”.
Per questo il senatore Ruotolo accende un faro sul “ruolo volontario svolto da Mario Carmine Paciolla, come collaboratore e osservatore delle Nazioni Unite” e chiede al Governo italiano di capire se possa avere infastidito qualcuno la conoscenza che Mario aveva del territorio, ma anche “le solide relazioni e il suo sapersi districare nei quartieri difficili alle prese con problemi umanitari, come quello legato allo sfruttamento della popolazione in un regime di narcoeconomia”.
Mario Carmine Paciolla aveva compiuto 33 anni lo scorso 28 marzo. Dopo aver frequentato il liceo scientifico Elio Vittorini di Napoli, si era laureato con 110 e lode all’Orientale in Scienze Politiche e Relazioni internazionali: parlava sei lingue. In prima linea contro le ingiustizie e in difesa dei più deboli, viveva in Colombia da cinque anni dove si stava occupando di un progetto che prevedeva la trasformazione di un fiume nella Foresta Amazzonica, noto per il trasporto di cocaina da parte dei narcotrafficanti, in un percorso di rafting. Prima della Columbia, era stato, sempre per progetti di relazioni internazionali, in Argentina, in India e in Giordania.