Ospedale Maresca senza rianimatori di notte: donna salvata in extremis
Torre del Greco, tragedia sfiorata per l’assenza notturna degli anestesisti decisa dalla direzione sanitaria
Tempismo e professionalità dei medici, ma anche una dose di fortuna, hanno salvato la vita a una donna di cinquant’anni ricoverata per una pancreatite nel reparto di chirurgia dell’ospedale Maresca di Torre del Greco. Una storia da brividi che poteva avere un esito completamente diverso se la buona sorte non ci avesse messo lo zampino.
A fare da sfondo alla vicenda ci sono diverse criticità: la decisione di eliminare la presenza notturna e festiva degli anestesisti; l’assenza di una rianimazione e il ruolo di Cenerentola che i dirigenti dell’Asl Napoli 3 Sud hanno attribuito al nosocomio di via Montedoro. Una condizione, quest’ultima, che impedisce agli specialisti di svolgere il proprio lavoro in serenità e di garantire ai pazienti assistenza sanitaria degna di un Paese europeo.
Tutto è iniziato venerdì 7 maggio, quando il cuore di A. D., affetta da pancreatite ma completamente autonoma, si è fermato all’improvviso. Una fibrillazione ventricolare cardiaca, del tutto inaspettata, che si è verificata mentre la paziente era in piedi, poco prima delle 8 del mattino. Allertati dal tonfo della caduta, gli infermieri hanno notato la donna riversa a terra priva di sensi: i medici sono intervenuti immediatamente avviando le manovre per far ripartire il suo battito. Una sequenza drammatica che si è consumata in una manciata di minuti concitati, durante i quali è iniziata la caccia al medico rianimatore di turno che, a quell’ora, non era ancora nella struttura. Infatti, per un ordine di servizio di qualche mese fa, firmato dal direttore sanitario dell’ospedale di Boscotrecase, dalle 8 di sera alle 8 del mattino l’anestesista-rianimatore non è presente in ospedale ma può essere chiamato e rintracciato in caso di necessità. Un sistema assurdo che rischia di diventare assassino quando la sopravvivenza del paziente è legata al tempo che scorre veloce e inesorabile.
Per questo A. D. è stata fortunata. Se il cuore si fosse fermato solo mezz’ora prima, probabilmente oggi saremmo qui a raccontare un’altra morte assurda. Invece, la cinquantenne deve la vita alla fatalità visto che si è sentita male poco prima che iniziasse il turno di mattina di un anestesista destinato alla sala operatoria. È stato il primo a intervenire. Da Boscotrecase, trafelato e dopo una notte trascorsa in reparto, è poi arrivato il medico che ha preso in carico la signora. Stabilizzata la paziente, il professionista ha trascorso l’intera giornata a cercare un posto disponibile in una rianimazione: solo nel tardo pomeriggio la donna è stata trasferita all’ospedale di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, a settanta chilometri da Torre del Greco.
Ma anche in questo caso, A. D. è stata fortunata: nell’ambulanza in corsa, il suo cuore si è fermato per diverse volte. Una vera odissea anche per gli operatori sanitari che, mantenendosi in un precario equilibrio, hanno dovuto applicare sul corpo della paziente gli elettrodi per cercare di ridarle l’impulso vitale attraverso le scariche elettriche rilasciate dal defibrillatore. Manovre di routine per specialisti ai quali si chiede sempre di più in termini di sacrificio: l’intervento tempestivo è servito a salvarle la vita. Anche se la donna è ancora in terapia intensiva le sue condizioni stanno migliorando.
Risultati brillanti che dovrebbero spingere i dirigenti dell’Asl a valorizzare il Maresca, a rivederne l’organizzazione (da qualche mese è stato chiuso anche il pronto soccorso); a potenziare l’organico e a restituire un ruolo centrale ai medici e agli infermieri che lavorano in trincea e che, nel nome del dovere, oggi sono costretti a rinunciare a diritti sacrosanti come il riposo, le ferie e perfino i riconoscimenti economici.