Ricciola di mare nasce in primavera, il giusto tempo per un romanzo introspettivo, ambientato in un paese del Sud, che racconta la storia di un’avvocatessa di successo in fuga da un dolore di cui ignora l’origine. La protagonista, alla ricerca della verità, inizia un viaggio nel passato e nel suo DNA. Torna nei luoghi dell’infanzia, rivive l’adolescenza, rivede i personaggi della gioventù, s’imbatte nelle mille sfaccettature dell’amore e dell’amicizia e scopre, nei segreti della famiglia, le radici profonde del male oscuro che la tormenta.
Giornalista esperta di cronaca con la passione per la narrativa, Mariella Romano è nata a Torre del Greco in provincia di Napoli dove ha iniziato a muovere i primi passi della sua professione.
Ha lavorato con diversi quotidiani, tra i quali La Repubblica e Il Mattino, e con i maggiori settimanali nazionali dei gruppi editoriali Rizzoli e Mondadori.
Titolare del blog mariellaromano.it
Ricciola di mare è il suo primo romanzo.
Il lavoro di esordio di Mariella Romano ha in sé i caratteri di una storia eminentemente al femminile e al tempo stesso descrive un luogo preciso d’Italia, dove il posto delle donne, fino a non molto tempo fa, non era ancora quello giusto. E lascia intuire che forse ancora oggi quel posto non è stato trovato. Innanzitutto dalle donne stesse: quelle come Cristina, intrise di memorie e di rimpianti che preferisce negare, hanno un iter da definire.
Il loro ruolo è chiaro soltanto a chi si appigli al passato. La visione del futuro, ora più che mai, è sconosciuta. Il dolore, le negazioni, il confine che non si coglie tra quanto sia lei stessa, Cristina, a non voler venire fuori da una situazione incresciosa, e quanto invece lo si debba a una impossibilità oggettiva, imposta dalla sua stessa comunità, dalla società alla quale appartiene, che funziona per stereotipi e nega alle donne qualsiasi autonomia, se non sociale, interiore: tutto questo finisce per diventare un pretesto. E Mariella Romano sembra finalmente puntare il dito contro quanto viene vissuto come un frutto sano della “tradizione”, e che invece è ostacolo e catena, vincolo che crea ostracismo a chiunque si ponga su tutto questo anche solo una semplice domanda.
Il sotterraneo buio dal quale rilucono gli occhi di una bambina che per tutta la vita o quasi cercherà di capire quando uscire alla luce e come, è una metafora dolente di tutte le donne violate. Quasi tutte lo sono state, a qualsiasi età. E l’autrice – questo il pregio della sua prima prova di narrazione – non fa differenza tra ciò che viene considerato reato e ciò che rientra invece in una quotidianità distorta che mette alle corde tutte le donne, senza eccezione.
– Stella Cervasio, scrittrice
Ricciola di mare è la mia prima esperienza di scrittura narrativa e, dunque, per me rappresenta un esordio nel mondo della letteratura, un’esperienza che, vi confesso, mi emoziona e mi carica di responsabilità. Ho impiegato anni a tirare il manoscritto fuori dal cassetto e a spedirlo ad un editore: mi frenava il pensiero di essere in tanti a scrivere e in pochi a leggere. Ma poi ha prevalso in me il desiderio di un’altra “maternità” e dalla testa non si è più schiodata l’idea di mettere al mondo Ricciola di mare.