Pestaggi e torture in questura, il capobanda era un torrese: “Il più giovane e più cattivo”
È ritenuto il capobanda ed è un torrese il poliziotto “più giovane e più cattivo” arrestato a Verona per i pestaggi e le torture avvenute in questura. Si chiama Alessandro Migliore, ha 25 anni, ed è accusato di aver picchiato e torturato, in complicità con altri tre agenti e un ispettore, stranieri e senza fissa dimora. Secondo i magistrati che stanno indagando su sette episodi di violenza contro un italiano e sei extracomunitari, nonostante l’età e la poca esperienza, lui sarebbe a capo dei poliziotti infedeli.
“Carismatico, sfrontato e amante del rischio”, dopo essere cresciuto a Roma, Alessandro Migliore si è trasferito in pianta stabile a Verona quando è entrato in polizia. Gli investigatori lo descrivono come un duro, capace di trascinare “con la sua spavalderia” i colleghi più anziani, che lo avrebbero imitato e seguito sulla strada delle violenze.
Scrive Andrea Priante sul Corriere della Sera: “Tatuaggi, orecchini, fisico scolpito, esperto di boxe e di una tecnica di combattimento insegnata alle forze di difesa israeliane, il krav maga: Migliore viene descritto dal gip come un giovane che «tortura con sadico godimento» anche perché «manifesta chiara soddisfazione nel rievocare le violenze commesse», che assume saltuariamente droghe e arriva arubare le biciclette che trova incustodite lungo la strada. Anche lui fa parte del gruppetto dei “poliziotti ballerini”: ha concorso a depistare la perquisizione – osserva il gip – solo per ricambiare il “trattamento di favore nel parcheggio di una discoteca o all’interno del locale, e garantirsi analogo trattamento per il futuro”.
“Nonostante la poca esperienza”, racconta il giornalista Enrico Ferri su Repubblica, Alessandro Migliore “era riuscito ad abbattere le barriere gerarchiche dell’ambiente paramilitare, grazie alle doti caratteriali che gli erano riconosciute (..). Quando metteva la divisa toglieva gli orecchini, per poi indossarli nuovamente a fine turno. Ma la doppia vita valeva solo per l’aspetto esteriore. Nei fatti, poi, la sua condotta era sempre la stessa, a prescindere dal fatto che fosse o meno in servizio. Ad Alessandro Migliore piaceva anche la bella vita e sono state proprio le serate al locale notturno Piper, un ristorante con discoteca sulle colline veronesi, a tradirlo. Lì, tra bicchieri di Mojito e balli fino all’alba, coltivava l’amicizia con un gruppo di albanesi impicciati con droga e armi. Questo è uno spaccato a cui gli investigatori della Mobile riserveranno, probabilmente, ulteriori approfondimenti. Perché grazie alle omissioni di Alessandro Migliore, gli amici albanesi sono riusciti a passarla liscia in più di un’occasione”.
Dunque, i magistrati, nell’ordinanza di arresto, descrivono Alessandro Migliore come una persona dalla “spiccata propensione criminosa”, un violento in grado di “torturare con sadico godimento”. Di ciò che faceva durante i turni di lavoro, soprattutto a immigrati e senza fissa dimora, Alessandro lo riferiva, ridendo e vantandosi, alla fidanzata, Nicole, che lo compiaceva. Intercettato la sera del 22 agosto 2022, il poliziotto le racconta che cosa è successo ad un giostraio italiano, fermato la notte precedente.
“Ha iniziato a rompere il cazzo.. vi spacco sbirri di merda di qua e di là” dice Migliore a Nicole. “Allora ha dato una capocciata al vetro.. Il collega apre la porta e “vieni un attimo fuori.. adesso ti faccio vedere io quante capocciate alla porta fai”.. Boom boom boom boom.. E io ridevo come un pazzo”.
Subito dopo Alessandro si vanta: “Amò, lui stava dentro l’acquario (la stanza dei fermati con una parete a vetro, ndr), gli ho lasciato la porta aperta in modo tale che uscisse perché io so che c’è la telecamera dentro.. Amò, mi guarda, mi ero messo il guanto, ho caricato una stecca, amò, bam, lui chiude gli occhi, di sasso per terra è andato a finire, è rimasto là.. È svenuto.. Minchia che pigna che gli ho dato..”.
Dalle intercettazioni che inguaiano il poliziotto di origini torresi emerge anche un altro altro particolare: pare che Alessandro Migliore usasse per sé le sostanze stupefacenti che sequestrava durante i controlli. Emblematica una conversazione con la fidanzata alla quale dice di aver controllato un soggetto e di avergli sequestrato un “pezzetto di fumo”. La fidanzata gli chiede di volerlo provare e lui risponde di no: “No, te l’ho già fatta provare, amore ti ha fatto (effetto ndr) perché stavi tutta fatta eh”.
Intercettazioni finite agli atti dell’inchiesta che, per gli inquirenti, equivalgono ad una confessione piena.