Malati Covid nel reparto con pazienti operati: “Al Maresca rischiamo il contagio”
Torre del Greco, la rabbia di chi è costretto a lavorare senza le giuste protezioni
Lo avevano definito un “accorpamento” temporaneo. Invece, l’unione del reparto di Medicina con quello di Chirurgia, all’ospedale Maresca di Torre del Greco, dura da oltre un mese. Una convivenza complicata che è diventata drammatica nel pieno della pandemia da Covid19, con medici, infermieri e operatori sanitari costretti a lavorare con scarsi mezzi di protezione in un ambiente che può definirsi promiscuo. Un particolare di non poco conto. Negli ultimi quindici giorni, infatti, due persone con difficoltà respiratorie, in un primo momento negative al Covid, sono state ricoverate in Medicina. A separarli dai degenti operati d’urgenza e ricoverati in Chirurgia, una porta. Troppo poco, ritengono gli specialisti, per un virus che ha dimostrato un altissimo livello di contagiosità.
Il primo caso è arrivato in via Montedoro il 6 aprile: una donna anziana passata per il pronto soccorso è stata ricoverata per problemi respiratori in Medicina, in una stanza con altre pazienti. Per tre giorni sarebbe stata visitata e curata come ammalata non infettiva, con medici e infermieri che, protetti solo da una mascherina, potrebbero avere avuto normali contatti prima con lei e poi con altri degenti, alcuni dei quali operati d’urgenza. Il 9 aprile, di fronte all’esito di un tampone positivo, gli specialisti tentano di organizzare il trasferimento immediato in un ospedale Covid. Il primo contatto è con la struttura di Boscotrecase.
“In un primo momento”, racconta un operatore sanitario che vuole rimanere anonimo “era stata data anche disponibilità ad accogliere la paziente. Ma quando l’ambulanza con a bordo la signora è arrivata a Boscotrecase, l’autista con medico e infermiere si è sentito rispondere che c’era stato un malinteso. Il posto non c’era più”.
Un calvario nel calvario per la degente Covid rimasta “parcheggiata” diverso tempo nella barella di contenimento all’interno dell’ambulanza: solo più tardi la donna è stata trasferita in un’altra struttura della Regione Campania.
“È stata fatta una sanificazione delle stanze di Medicina”, racconta ancora l’operatore sanitario, “ma non risulta che siano stati eseguiti i tamponi, né sia stata imposta una quarantena come prevede il protocollo, ai medici, agli infermieri e alle persone che erano ricoverate nella stanza con la degente”.
Passano pochi giorni e in Medicina arriva il secondo paziente con sintomi che fanno sospettare un contagio da Covid: è un anziano al quale viene eseguita subito una tac che rivela una compromissione polmonare importante. Il prelievo sierologico risulta positivo mentre il tampone è negativo. L’uomo, in attesa di riscontri, viene comunque isolato in una stanza alla quale accede con le attrezzature protettive solo il primario. Misure di contenimento che, tuttavia, secondo gli specialisti, non bastano a preservare la salute di malati, medici, infermieri e ausiliari.
“Questi reparti”, conclude l’operatore sanitario, “non sono attrezzati per ospitare malati Covid e neanche il personale è dotato di attrezzature adeguate per poterli curare. Lasciare uniti due reparti come Medicina e Chirurgia, è altamente rischioso per la salute dei pazienti. Bisogna intervenire subito per evitare focolai pericolosi“.