Piazza Santa Croce ostaggio dei barbari. Il parroco: “Denunce inascoltate”.

Torre del Greco

La discesa dei barbari, in piazza Santa Croce a Torre del Greco, inizia con il buio e finisce all’alba, quando le truppe si ritirano abbandonando mozziconi di sigarette, fazzoletti di carta, bicchieri di plastica e bottiglie di vetro.

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La discesa dei barbari, in piazza Santa Croce a Torre del Greco, inizia con il buio e finisce all’alba, quando le truppe si ritirano abbandonando mozziconi di sigarette, fazzoletti di carta, bicchieri di plastica e bottiglie di vetro. Succede ogni sera. D’estate come d’inverno: complice la mancanza di controlli, uomini, donne e ragazzini senza educazione e senza amore per ciò che appartiene alla comunità, bivaccano fino a notte fonda incuranti delle regole del vivere civile. Si beve, si fuma, si mangia; si urla come al mercato la mattina, come se non esistesse un domani e, soprattutto, come se fossero disabitati gli storici palazzi che affacciano sul campanile e sulla basilica ricostruita da San Vincenzo Romano dopo l’eruzione del 1794.

piazza-santa-croce-torre-del-greco-mariella-romano-cronaca-dintorniUna fotografia indegna di un paese civile. Ad aggravare una situazione vergognosa, la mancanza sistematica di controlli: chiunque, indisturbato, può infrangere le regole, invadere i marciapiedi in maniera selvaggia con tavoli abusivi e vetrine non autorizzate.

In questo scenario, si inseriscono anche i ragazzi che non avendo spazi aggregativi adeguati, trasformano la piazza e il sagrato della chiesa in un campo di calcio. Ad agosto una pallonata ha tranciato di netto un braccio della statua di san Gennaro realizzata dallo scultore Antonio Calì nel 1858.  Anche in questo caso, è calato il silenzio. E ancora una volta, nessuno ha fatto caso alla rabbia dei residenti e all’indignazione del parroco, don Giosuè Lombardo, che ha presentato una dettagliata denuncia al prefetto di Napoli, alle forze di polizia, alla sovrintendenza e al sindaco.

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don Giosuè Lombardo

“Negli ultimi anni” attacca il sacerdote, “ho chiesto aiuto ai sindaci e al commissario prefettizio diverse volte: ho fatto denunce scritte e comunicazioni verbali. Niente ha sortito risposte adeguate. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la principale piazza della città versa in uno stato di completo abbandono”.

I paletti dissuasori che dovrebbero regolare l’accesso alla piazza, sono fuori uso da anni. Nessuno si è preoccupato di rimetterli in funzione. Così, macchine e motorini, incuranti dei divieti, sfrecciano ad alta velocità, a qualsiasi ora del giorno e della notte, mettendo a rischio l’incolumità dei passanti.

piazza-santa-croce-torre-del-greco-mariella-romano-cronaca-dintorniLa mancanza di spazi aggregativi per i giovani che non possono permettersi di pagare il fitto di un campetto o di frequentare costose palestre”, aggiunge il parroco, “sta spingendo gruppi di ragazzi che arrivano anche da altre zone del centro, a trasformare la piazza in un campo di calcio. Qui, si organizzano vere partite a scapito delle persone che vorrebbero godersi la piazza. La facciata esterna della Basilica viene bersagliata dalle pallonate e bisogna fare sempre lavori di manutenzione. Se l’amministrazione offrisse strutture alternative, forse non ci troveremmo in queste condizioni”.

E mentre la Curia ha già avviato l’iter per far riparare la statua di san Gennaro che dovrebbe essere pronta per la festa del 19 settembre, don Giosuè Lombardo non risparmia accuse.

“Raccolgo tante lamentele e proteste”, conclude il sacerdote. “Gli abitanti della zona riscontrano la totale latitanza delle forze dell’ordine. E siccome sono una persona pratica, per dimostrare il contrario, i vigili urbani dovrebbero dirci quanti palloni hanno sequestrato in questi anni e quanti giovani sono stati identificati. Così dovrebbero fare i carabinieri e la polizia: dovrebbero dirci quante contravvenzioni sono state rilevate e dunque quante macchine e motorini che sfrecciano in piazza sono stati fermati”.

Mariella Romano

Giornalista freelance, ho imparato il mestiere di cronista consumando le suola delle scarpe. Non canto storie, scrivo ciò che vedo e racconto l’umanità che incontro. Non sopporto i numeri. Non so fare equazioni e conti e, in un mondo di variabili, alla ragione preferisco il cuore. Mi piace, assai, la terra in cui vivo.

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