I lividi di Carla e le mezze verità
Carla è una donna di mezza età. E’ single, ha due nipoti a carico e lividi sparsi sul corpo. Ci siamo incontrare stamattina e davanti ad un caffè, in un bar del centro, ci siamo studiate. Ma per almeno un’ora, non è stato facile capire perché avesse chiesto di parlarmi. L’ha presa alla larga, diceva che si sentiva ostaggio della burocrazia: “Mi opprimono le responsabilità: mi prendo cura dei figli di mia sorella che è morta dieci anni fa. Il padre li ha abbandonati, non passa gli alimenti e la giustizia non mi aiuta. Non ho neanche i soldi per difendermi. In Italia tuteliamo gli extracomunitari garantendo una serie di diritti e ignoriamo tutti gli altri”.
Ho immaginato la solitudine di questa donna. Ho pensato alle difficoltà di doversi sobbarcare il peso dell’educazione e della crescita di un maschio e di una femmina. Quando ho chiesto l’età dei nipoti, l’ho vista arrossire: 28 e 26 anni. Entrambi alla ricerca di un lavoro. Il maschio trascorre le giornate ciondolando per casa, la femmina che si è laureata due anni fa, si adatterebbe anche a fare la commessa. Almeno così dice.
Non ho commentato, preferendo rimanere in silenzio ad ascoltare. Dopo sessanta minuti di giochi acrobatici e parole smezzate, Carla ha trovato il coraggio di raccontare a se stessa e poi a me una verità agghiacciante. E l’ha fatto mimando la paura: ha alzato la mano destra e con il gesto dello schiaffo mi ha detto che il suo corpo è stato violato da un’altra mano, quella del nipote ventottenne. Solo dopo ha trovato il coraggio e la forza di parlare. E mi ha raccontato di pugni in testa, di calci nell’addome, di minacce e insulti infiniti. Violenze tollerate da chissà quanto tempo che si consumano tra le mura domestiche. E Carla, purtroppo, non è l’unica vittima della follia di quest’uomo che terrorizza, umilia e ferisce con pugni, schiaffi e insulti anche la sorella ventiseienne.
Carla, che la settimana scorsa per la prima volta dopo dieci anni di violenze, ha denunciato il nipote, ha bisogno di aiuto ma non l’ha ancora metabolizzato. L’ho capito quando mi ha detto che basterebbe trovare un lavoro “al ragazzo” per risolvere il problema.
Il giovanotto che è ancora libero di insultare, menare le mani e umiliare, per il momento è stato diffidato ad avvicinarsi alla zia e alla sorella. Le forze dell’ordine non possono fare altro. In attesa di una nuova sfuriata. Sperando che non ci scappi il morto.
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Grazie di cuore per tutto quello che sta facendo per me. Ho incontrato, con Lei, un “Angelo”, pronta a darmi una mano. E’ davvero una persona “Speciale” nel suo mestiere che, si vede,
fa con passione, determinazione e amore. Complimenti e grazie infinite per esserci.
Arrivederci a presto
Carla
Grazie Carla, sono certa che insieme con me ci sono tante altre persone pronte a darle una mano. Lei non si arrenda.
Non mi deve ringraziare perchè i miei complimenti nei suoi confronti sono veri: è raro oggi trovare persone oneste, sincere e disponibili, come Lei, che aiutano per amore del prossimo e senza mezzi fini. Certo che non mi arrendo! Ma le difficoltà che stanno sopraggiungendo, come Le accennavo, sono tante, altre e da me non previste. Continuano ad amareggiarmi, a ferirmi nell’anima e a demoralizzarmi. Troverò, anche questa volta, la forza per superarle, affrontarle e andare avanti. Non ho parole per ringraziarvi per le opportunità e l’incoraggiamento che mi offrite.