Festa Immacolata. Dopo la lite con i portatori parla il parroco: "Sono sereno. Attendo di conoscere i provvedimenti della Questura e della Curia".

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“Il futuro è tutto da scrivere. Io sono sereno perché mi sento protetto sotto il manto dell’Immacolata. E resto, qui, in attesa: aspetto di conoscere i dovuti provvedimenti che vorranno prendere la Questura e la Curia Arcivescovile”.

E’ lapidario don Giosuè Lombardo. All’indomani dello strappo con i portatori del Carro che durante la processione dell’8 dicembre 2017 a Torre del Greco si sono rifiutati di invertire la rotta per anticipare il rientro della statua a causa delle avverse condizioni atmosferiche, il parroco della Basilica Pontificia di Santa Croce è, come al solito, al lavoro nella chiesa che guida ormai da quindici anni. Mentre gli uomini della Digos che da venerdì pomeriggio non hanno mai lasciato la sagrestia, osservano senza mai intervenire, don Giosuè celebra messa e accoglie i fedeli che bussano alla porta per stringergli la mano ed esprimergli vicinanza. Sorride e ringrazia donne, uomini e ragazzi che continuano ad arrivare alla spicciolata da tutti i quartieri della città solo per fargli sentire forte l’abbraccio del popolo devoto. Lui ringrazia e augura “pace”.

Poi torna a chiudersi in sagrestia dove lo attende il vice parroco, il giovanissimo don Nico Panariello, in prima fila anche lui nella processione dell’8 dicembre. Sedendosi alla scrivania,  don Giosuè ribadisce: “Sono sereno. Per me parleranno i fatti. Per adesso, aspetto di conoscere i provvedimenti che vorranno prendere il prefetto, il questore e la Curia Arcivescovile”.

Don Giosuè, la città è spaccata: tantissimi fedeli sono solidali con lei, ma c’è anche chi chiede la sua testa. Addirittura è stata lanciata una petizione per sollecitare il suo allontanamento dalla parrocchia: molti hanno mal digerito la decisione di non accogliere con la consueta benedizione sul sagrato, i portatori del carro.

Don Giosuè allarga le braccia e dice solo due parole: “Sono sereno”.

Ma era proprio necessario silenziare le campane? La gente in piazza attendeva con ansia l’arrivo della Madonna e per diversi, lunghissimi minuti, il silenzio è stato assordante. 

“Mi risulta che due campane abbiano suonato”.

Ma che cosa è davvero accaduto durante la processione dell’8 dicembre?

“Voglio dire una sola cosa”, interviene don Nico Panariello: “Non siamo stati noi ad abbandonare il corteo, ma i portatori a disattendere la disposizione del parroco e a proseguire in una direzione opposta a quella stabilita. La decisione di rientrare in anticipo, era stata concordata con le forze dell’ordine e spiegata agli stessi portatori, ai fedeli che seguivano la processione e perfino alle persone che erano affacciate ai balconi”.

LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI

Secondo la ricostruzione, nei pressi della Capitaneria di Porto ha iniziato a piovere. Preoccupato per la preziosa statua della Madonna e soprattutto per gli abiti di antica fattura che potevano essere danneggiati dall’acqua, ma anche per gli uomini che si caricano in spalla l’enorme macchina da festa, don Giosuè ha chiesto ai portatori di mettere il carro al riparo sotto il ponte della ferrovia. Qualche minuto più tardi, il sole ha fatto breccia tra le nuvole nere: don Giosuè ha dato disposizione di arrivare al porto, sulla banchina di levante, per adempiere al rito della commemorazione dei defunti in mare. Subito dopo, consultandosi con i responsabili dell’ordine pubblico e della sicurezza, è stato stabilito il rientro anticipato anche perché il forte vento minacciava la stabilità della statua.

E’ stato a questo punto che don Giosuè, con un megafono, ha spiegato ai presenti che aspettavano il passaggio del carro e alle persone affacciate ai balconi, la necessità di interrompere la processione per le avverse condizioni del tempo e ha promesso che l’Immacolata sarebbe uscita di nuovo in processione a maggio, facendo tappa in quella zona. E’ partito un applauso da parte di molti residenti. Poi sono iniziati i primi malumori tra i portatori. Qualcuno in segno di protesta si è strappato la veste bianca e avrebbe iniziato a inveire contro il parroco.

Ma, in attesa che si concludesse la manovra per l’inversione di marcia, i sacerdoti e i musicisti della banda si sono avviati verso via Fontana con l’intenzione di precedere il carro sul  nuovo percorso stabilito. Solo dopo, il clero al completo, si sarebbe reso conto che i portatori avevano disatteso le direttive di don Giosuè proseguendo, come consueto, su via Garibaldi e accompagnando la processione al grido di “Maria è del popolo”. Nel frattempo le forze dell’ordine, a quanto pare per garantire la sicurezza, hanno continuato a scortare il corteo lungo tutto il tragitto.

E mentre i rappresentanti dei portatori insistono sul fatto che non ci sarebbero stati insulti e tentativi di aggressione nei confronti del parroco – né in strada né in chiesa – sull’accaduto, polizia e carabinieri stanno lavorando per accertare i fatti.

Resta da capire cosa è esattamente accaduto in chiesa. Secondo molti testimoni, dopo il gran rifiuto dei portatori di interrompere la processione, il parroco è rientrato in sagrestia e lì è rimasto lasciando le porte aperte, anche quando è arrivato il carro: la decisione di blindare i locali e vietare a chiunque l’accesso, sarebbe stata presa dalla Digos per motivi di sicurezza.

“In sagrestia erano stati depositati vestiti ed effetti personali di molti portatori, per questo c’è stata ressa all’ingresso”, raccontano i volontari. “Ma nessuno voleva aggredire il parroco”.

Di sicuro, la piazza gremita di fedeli (all’oscuro di quanto accaduto poco prima) è stata colta di sorpresa dal silenzio delle campane. Dopo diversi minuti di attesa e le incitazioni del popolo che urlava “campane-campane”, è iniziato un festoso scampanio che ha accompagnato la manovra per il rientro senza che venisse impartita la benedizione ai portatori.

Resta da capire, adesso, quale sarà l’atteggiamento della Curia che al momento non si è ancora espressa sul futuro della storica festa dell’Immacolata a Torre del Greco. chiesa

Mariella Romano

Giornalista freelance, ho imparato il mestiere di cronista consumando le suola delle scarpe. Non canto storie, scrivo ciò che vedo e racconto l’umanità che incontro. Non sopporto i numeri. Non so fare equazioni e conti e, in un mondo di variabili, alla ragione preferisco il cuore. Mi piace, assai, la terra in cui vivo.

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