Il dolore dei ragazzi e dei prof per la morte dell’assistente del liceo Nobel

Torre del Greco, il ricordo della preside

vittima-covid-torre-del-greco-mariella-romano-cronaca-e-dintorniNon serviva il cognome per identificare Gennaro. Come per gli aggettivi superflui, nessuno lo usava. Per i docenti, gli alunni, il personale della segreteria e per la dirigente scolastica del liceo Nobel, dove lavorava, era semplicemente Gennaro. L’uomo buono che dalla sua postazione in segreteria, ha visto crescere generazioni di studenti.

Centinaia di giovani, quelli che un tempo son passati da qui diventando professionisti affermati e quelli di oggi – ragazzi che hanno ancora un filo di barba sulla faccia e ragazze quasi donne –  lo ricordano così come si è lasciato ritrarre in una delle ultime fotografie: con le braccia spalancate davanti alla scuola, come se volesse accogliere – o salutare – gli studenti che ogni mattina arrivavano a fiotti al liceo di via De Gasperi a Torre del Greco.

Oggi, 16 aprile, hanno pianto tutti per Gennaro Di Rosa, 61 anni, l’assistente amministrativo del Nobel ucciso dal Covid dopo una lunga battaglia. Vedovo e padre di tre ragazzi, potrebbe essersi contagiato mentre accudiva l’anziana madre novantenne, morta anche lei qualche settimana fa. 

“Ci ha lasciati il nostro caro Gennaro, persona buona e solare”, scrive la preside, Nunzia Langella, sul sito del Nobel. “La sua prematura scomparsa costituisce un grande dolore per tutti noi. Esprimo, anche a nome dell’intera comunità scolastica profondo cordoglio e vicinanza ai figli e ai familiari tutti in questo momento così doloroso”.

Tante le parole di affetto e di stima anche da parte dei professori che hanno inondato le bacheche Facebook e le chat di whatsapp. Gennaro è stato al centro di una giornata di dolore, ma anche di ricordi, di abbracci e sentimenti dolcissimi.

Alessandra, un’allieva del Nobel lo ricorda così: “Per me Gennaro era il più genuino e dolce, ti accoglieva sempre con un sorriso enorme e contagioso e se penso a lui continuo a sorridere. Mi ricordo quando andai da lui per la prima volta per delle semplici fotocopie e mi diede un bacio sulla mano. Nonostante le sue difficoltà sembrava la persona più felice del mondo e trasmetteva solo tanta positività. È un esempio per tutti”.

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Mariella Romano

Giornalista freelance, ho imparato il mestiere di cronista consumando le suola delle scarpe. Non canto storie, scrivo ciò che vedo e racconto l’umanità che incontro. Non sopporto i numeri. Non so fare equazioni e conti e, in un mondo di variabili, alla ragione preferisco il cuore. Mi piace, assai, la terra in cui vivo.

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