Diritto di voto negato a chi è in isolamento domiciliare per il Covid. La denuncia
Per mancanza di presidenti, non è stato costituito il seggio per i malati dell’Asl Napoli 3 Sud
“Ci stanno negando il diritto di votare. Ma io vado fino in fondo e denuncio tutti”.
M. R. S., 51 anni di Torre del Greco, fisico e ricercatrice in campo aerospaziale, è una furia. Isolata da venti giorni – perché nella sua famiglia c’è un caso positivo al Covid – domenica 20 settembre, all’apertura delle urne, ha scoperto che nessuno busserà alla porta di casa per consentirle di esprimere il voto. Un diritto negato a lei e a tutte le persone che sono in ospedale o in isolamento domiciliare, perché il Comune di Boscotrecase che era incaricato di costituire il seggio per il voto a domicilio riservato ai casi Covid dell’area Napoli 3 Sud, non avrebbe trovato un presidente. Una mancanza che la professionista di Torre del Greco non intende far passare sotto banco: “O mi fanno votare o qualcuno dovrà spiegare ai giudici perché non è stato garantito a me e ad altri cittadini, questo diritto. La denuncia è già pronta ma la potrò depositare solo quando mi sarà data la possibilità di uscire: ho 90 giorni di tempo. E possono stare certi che la presenterò. Sarà la prima cosa che faccio appena metto piede fuori casa”.
A Torre del Greco, su 45 casi positivi e almeno duecento in isolamento precauzionale per aver avuto contatti con i contagiati, hanno chiesto di poter votare solo in tre. Fra questi c’è anche M. R. S.
“Capisco quanto possa essere complicato, in questa situazione di emergenza, organizzare un voto domiciliare”, dice la ricercatrice aerospaziale, “ma sono arcistufa di provvedimenti last minute che si rivelano poi impraticabili. Bastava pensarci per tempo, e tempo ne hanno avuto. E poi non accetto di sentirmi dire con naturalezza, così come è successo quando ho telefonato all’ufficio elettorale di Boscotrecase: signora lei non può votare. Non poter votare, significa aver perso uno dei diritti fondamentali della democrazia che io intendo onorare. Sono stufa di vedere andare avanti le istituzioni basandosi sulla buona volontà e lo spirito di sacrificio dell’impiegato di turno, quello a diretto contatto con l’utenza. Il virus ci ha insegnato che ci vuole la capacità di programmare e prevedere a tutti i livelli: dalla mamma che non deve far mancare in casa igienizzanti e mascherine, alla Prefettura al Comune che dovevano organizzare il voto domiciliare”.