Aggressione al 118, calci, pugni e sputi contro gli operatori: “Lavorare così è un incubo”
L’episodio a San Giorgio a Cremano
L’ultima follia ai danni di operatori sanitari si è consumata domenica 29 marzo nella sede del 118 di San Giorgio a Cremano. A pagare le conseguenze di una rabbia “inaudita e incontenibile” sono stati tre lavoratori: un medico, un infermiere e l’autista dell’ambulanza, sui quali si è abbattuta la “vendetta” di una ragazza di diciassette anni, arrivata alla centrale del 118 con un’altra donna e un giovane, a quanto pare, dopo essere passata (e forse mandata via) dalla guardia medica. Una pioggia di schiaffi, calci, insulti e sputi che si è fermata solo quando sono arrivate tre gazzelle dei carabinieri.
“Hanno bussato violentemente alla porta della nostra postazione e abbiamo aperto pensando che volessero informazioni”, racconta G.D.S. chirurgo maxillo facciale, ex direttore sanitario di Costa Crociera, da 18 mesi sulle ambulanze del 118 come medico convenzionato dell’Asl Napoli 3 Sud. “Siamo stati aggrediti senza avere il tempo di capire che cosa stesse succedendo. La ragazza era esagitata, in preda ad una crisi di nervi. Ma c’è un particolare: al 118 bisogna telefonare, gli utenti non devono venire di persona. Ma poiché la sede si trova su fronte strada, gli utenti invece di rivolgersi al pronto soccorso o alla guardia medica, pretendono da noi consulenze. Guai a dire di no: siamo continuamente bersagliati. E l’episodio di domenica 29 marzo, è solo l’ultimo di tanti”.
Così un lavoro già complicato come quello dell’operatore del 118, rischia di diventare un incubo per medici, infermieri e autisti. In particolare per i convenzionati con diverse Asl – tra le quali c’è anche la Napoli 3 Sud – che oltre alle aggressioni è costretto a subire pure trattamenti economici diversi rispetto agli specialisti regolarmente assunti ai quali vengono riconosciuti benefici per il rischio contagio. Gli operatori non stabilizzati, infatti, da gennaio di quest’anno, nonostante l’emergenza Covid19 e il surplus di lavoro e stress psicofisico a cui sono sottoposti, si sono visti tagliare lo stipendio di circa 850 euro.
“In maniera arbitraria”, attacca il dottore Giulio Balzano, “ci è stata sospesa l’erogazione dell’indennità oraria. Tradotto in soldoni, ci hanno tolto 850 euro dallo stipendio, e ci hanno detto che potremmo essere costretti a restituire il denaro incassato nei mesi precedenti. Una vera assurdità: questo taglio sta danneggiando 700 famiglie che con quei soldi pagavano il mutuo per l’acquisto della prima casa. I nostri dirigenti”, aggiunge Balzano, “dovrebbero prendere esempio dall’encomiabile atteggiamento dei colleghi dell’Asl Napoli 1 che invece di togliere l’indennità ai medici convenzionati hanno addirittura previsto di aggiungerne un’altra legata all’emergenza Covid. Noi, invece, dobbiamo lavorare senza gli idonei mezzi di protezione e rinunciare anche a parte dello stipendio”.