Emergenza anestesisti all’ospedale Maresca: un solo rianimatore per tanti malati Covid
Torre del Greco, Natale difficile per gli specialisti che lavorano senza interruzione
Emergenza anestesisti all’ospedale Maresca. I tre specialisti rimasti in servizio, non reggono più il carico di lavoro e lo stress psico-fisico. Una situazione al limite del possibile che rischia di paralizzare le attività di assistenza mandando in tilt tutta l’organizzazione del nosocomio di via Montedoro dove è già stato chiuso il pronto soccorso: da qualche mese, infatti, per fronteggiare la pandemia, l’Asl Napoli 3 Sud ha diviso a metà la struttura trasformando il vecchio padiglione in un Covid Center mentre l’ala più moderna ospita reparti e ambulatori.
Una nuova organizzazione ospedaliera che, fino ad oggi, non è stata supportata dal potenziamento dell’organico. Anzi, nelle ultime settimane, complice anche lo stress fisico e psicologico a cui sono sottoposti medici e infermieri, l’elenco degli anestesisti rianimatori a Torre del Greco, si è dimezzato. Su sei professionisti, tre sono assenti per maternità o malattia: tra questi anche uno specialista contagiato dal Coronavirus.
Una carenza che nel giorno di Natale ha mandato in sofferenza il sistema di assistenza: con tutti i posti letto occupati da pazienti Covid con difficoltà respiratorie – di cui almeno due novantenni in condizioni critiche -, un solo anestesista rianimatore ha coperto un turno di dodici ore facendo la trottola in tutto l’ospedale e dividendosi tra sala operatoria e reparto infettivo.
“Un lavoro massacrante”, raccontano gli operatori. “Sappiamo quando cominciamo ma non abbiamo la certezza di smontare a fine turno. Con tre persone in organico a stento si riesce a coprire la mattina, il pomeriggio e la notte. Per mantenere aperto l’ospedale, bisogna rinunciare a festività e giorni di riposo. Ma non siamo macchine: rischiamo di crollare da un momento all’altro. Non possiamo andare avanti così”.
Ad aggravare la situazione già difficile per la pandemia che continua a fare vittime, si aggiunge il senso di solitudine e abbandono percepito dagli operatori che durante il primo lockdown sono stati definiti e trattati da eroi. In pochi mesi, nonostante i casi Covid siano triplicati, il clima è completamente cambiato e la solidarietà dimostrata da benefattori, istituzioni e cittadini tra marzo e aprile, è ormai un ricordo.